Coronavirus, la Spallanzani ottimista sull’uso di un mix di farmaci

Nella clinica romana si continuano a sperimentare cure per debellare il coronavirus, alcune soluzioni sembrano dare buoni responsi.

La speranza di una cura

Da quando il coronavirus si è manifestato in tutta la sua violenza in Cina, migliaia di laboratori pubblici e universitari non hanno smesso per un solo istante di cercare una cura. La battaglia non è ancora vinta. Nonostante si conosca il virus e si sia riusciti a tracciare molto del suo comportamento e della sua capacità di evoluzione la cura giusta ancora non c’è e per il vaccino occorrerà attendere anche di più.

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Gli esperimenti della Spallanzani

Tuttavia alla Spallanzani hanno iniziato una serie di esperimenti che sembrano aver dato un esito se non positivo per lo meno incoraggiante. Il caso della donna cinese che resta ricoverata e in stretta osservazione, na che di fatto è guarita, fa ben sperare: “Nel suo caso – dice Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani – abbiamo utilizzato un mix di farmaci che di solito vengono utilizzati in altre terapie. Al momento abbiamo testato le cure su tre pazienti malati e abbiamo ottenuto tre guarigioni. Siamo soddisfatti di quanto abbiamo fatto sia in termini di assistenza, perché le persone che abbiamo accolto erano straniere, spaventate e in grande difficoltà anche di carattere emotivo, che da un punto di vista terapeutico”.

Il caso italiano, un altro successo

“Sul paziente italiano invece è stato utilizzato un solo farmaco che si è rivelato efficace” conclude Vaia, lasciando capire che come spesso accade in questi casi si possono solo fare delle ipotesi e cercare una soluzione andando per tentativi.

In Cina le persone che in un primo momento erano guarite avevano reagito positivamente dopo alcune autotrasfusioni. Il sangue veniva curato e una volta rimesso in circolo riusciva a indebolire il virus rendendolo poi inoffensivo.

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Due casi a Genova

Al San Martino di Genova sono in cura i pazienti arrivati da Alassio e La Spezia. Sono i due turisti di Codogno che erano scesi in riviera durante la prima emergenza. Il direttore del reparto infettivi è il Matteo Bassetti, un medico molto giovane che sa il fatto suo: “Le persone che abbiamo ricoverato stanno abbastanza bene. In questo momento stiamo cercando semplicemente di stabilizzarle e di eliminare alcuni dei sintomi. Abbiamo ordinato un medicinale che usano anche allo Spallanzani e che era utile per l’Ebola. Altri farmaci che possono essere utilizzati anche in combinazione tra loro e che non sono approvati per il coronavirus ma per HIV e Malaria. Francia e Germania invece di preoccuparsi di come stiamo affrontando noi l’emergenza dovrebbero guardare in casa loro. Ai loro dati, che fino a questo momento sono passati sotto silenzio grazie alle emergenze degli altri, non credo”.

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