“Salvini, così usi lo sfintere di un altro”. Un nemico? No, il capo della Polizia

Il capo della Polizia Gabrielli usa parole ‘colorite’ nei riguardi del leader della Lega, Matteo Salvini. Eppure una volta si erano tanto amati.

C’eravamo tanto amati. Così sembrava, almeno. Quando Salvini era ministro dell’Interno si moltiplicavano le foto che lo ritraevano sorridente con il capo della Polizia Franco Gabrielli. Ma poi le cose sono lentamente peggiorate, fino a quella battuta infelice: “Non puoi dire le squadre nautiche non si toccano e poi non cambi la norma. Perché in quel momento ti comporti in un certo modo utilizzando lo sfintere di un altro”. Parola di Capo della Polizia. Il 24 febbraio Gabrielli è stato tra gli ospiti del IV seminario formativo per dirigenti sindacali organizzato dal Coisp. All’hotel Massimo D’Azeglio di Roma si è parlato dei valori delle divise, di integrità, impegno, responsabilità ed affidabilità. Durante il suo discorso, però, Gabrielli scivola su toni non propriamente ‘istituzionali’. Mostra i numeri di Casalecchio di Reno, dove i nove agenti impiegati nell’ultimo anno hanno realizzato appena 20 multe, e stronca la linea leghista che ne contesta la chiusura (“In un Paese normale ci avrebbero già preso a calci nel sedere”). 

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Gabrielli difende la riorganizzazione del dipartimento. Poi cita senza mezzi termini Salvini e l’ex sottosegretario Nicola Molteni, “La Lega al governo non ha chiuso gli uffici? “Beh: grazie, Graziella e…”. E sulla richiesta di inviare più personale, aggiunge: “Ah si? Tua sorella. O tuo cugino”. Gabrielli, almeno, tesse le lodi al nuovo ministro Lamorgese per aver concesso 1600 uomini in più.

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Non è la prima volta che i due si scontrano. Nel 2016 Salvini chiese di “licenziare” l’allora prefetto della Capitale per alcune affermazioni sui “farmaci nordici” per Roma. Poi lo scontro si è ripetuto sulle magliette della polizia indossate dal leghista, sull’omicidio di Luca Sacchi e sul citofono al Pilastro. Stavolta è diverso, e anche Molteni si dice “stupito” dalle parole di Gabrielli, soprattutto “per i contenuti e per le espressioni utilizzate”. “Io appartengo alla scuola di chi pratica l’etica della responsabilità”, dice Gabrielli. Secondo la regola di Max Weber, per “ogni azione” vanno poi considerate le sue “conseguenze”. A proposito di Weber, cosa succederà ora dopo queste esternazioni?

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