Coronavirus, contagiato un infettivologo al Policlinico di Milano

Gli ospedali restano un luogo di cura ma anche di contagio, sono sempre di più medici e infermieri che vengono ricoverati in isolamento perché contagiati.

Medici malati

Sono alcune decine, non solo in Lombardia dove l’emergenza negli ospedali è massima e dove in numerosi reparti si è già oltre la quota di sovraffollamento, ma anche nelle altre regioni. Sono medici e infermieri che da quando è scoppiata l’emergenza del coronavirus hanno deciso di non venire meno al loro giuramento di servizio e si sono prodigati anima e corpo. Rimediando un contagio. Molti di loro per la verità probabilmente avevano contratto il virus ancora prima che scoppiasse l’emergenza e se ne sono resi conto solo dopo i primi sintomi.

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Medici di base e ospedalieri

Il caso del medico di base del 38enne di Codogno, il primo ricoverato in assoluto, è stato solo il primo di una lunga serie. Al Policlinico di Milano sono scattati numerosi controlli dopo che un dermatologo la settimana scorsa era risultato positivo al tampone. Il medico, un professore molto conosciuto anche per la sua intensa attività universitaria, era appena rientrato da una lunga serie di convegni all’estero. Era stato ricoverato per quella che sembrava una brutta polmonite. Il tampone, eseguito in via prudenziale quando ormai il primo caso di coronavirus era già un dato di fatto, ha svelato che si trattava di altro.

Tre i medici del Policlinico positivi

Al Policlinico sarebbero poi risultati positivi altri due medici. Un infettivologo e un neurochirurgo che potrebbero avere incontrato il dermatologo malato prima del suo ricovero in isolamento. Anche questi due casi sono stati isolati, le loro condizioni non desterebbero preoccupazione.

In tutto solo al Policlinico a causa di questa emergenza sarebbero stati lavorati in poche ore quasi 500 tamponi e campioni.

“Due tipi di positività”

Massimo Galli, professore alla Statale e primario di Malattie infettive al Sacco spiega come il virus si manifesta: “Abbiamo due tipi di positività, da una parte pazienti fortemente sintomatici che si aggravano e che ci fanno pensare che questo virus abbia girato sottotraccia nella zona rossa per un periodo piuttosto lungo. É  normale che dove esiste un focolaio autoctono prima o poi la malattia si esprima su un soggetto più debole. Poi ci sono i casi  di contagiati più contenuti sparsi in altre regioni e Paesi che esprimono sintomi molto tardivi o non li esprimono affatto. Sono le scintille dei focolai da tenere sotto controllo anche con misure impopolari perché le grandi aree metropolitane restino fuori dai guai”.

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Si lavora per i vaccini contro il Coronavirus – meteoweek.com

Il 10% dei contagiati lavora in ospedale

La procedura di quarantena per chi avrebbe avuto contatti stretti con persone malate e ricoverate è di quattordici giorni di osservazione in quarantena domiciliare. Un dato non ufficiale ma verosimile, che arriva proprio dal Sacco, dove la maggior parte dei prelievi e dei campioni di laboratorio viene esaminata. Il personale medico risultato positivo al coronavirus costituirebbe un buon 10% dei contagiati.

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