Il Ministro della Giustizia Bonafede ha riferito in Senato sulle rivolte in carcere

Il Ministro della giustizia si è presentato oggi in Senato per riferire delle rivolte e dei tumulti che si sono verificati in molte carceri italiane. 

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Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ha parlato oggi al Senato in relazione alle proteste e agli scontri che si sono verificati nelle diverse carceri del territorio italiano. Ha innanzitutto sottolineato il fatto che non si può definire quello che è successo una protesta. A suo parere, le rivolte avvenute nelle varie carceri italiane vanno considerate come dei veri e propri atti criminali. Ha poi spiegato che gli episodi di violenza più gravi sono stati compiuti da un numero ristretto di detenuti. La maggior parte degli altri invece, ha semplicemente manifestato la propria sofferenza senza però fare uso di alcun tipo di violenza. 

Bonafede: solidarietà alla polizia penitenziaria

Il Ministro della Giustizia ha raccontato che le rivolte sono state innescate e portate avanti da almeno 6 mila detenuti in tutta Italia. La polizia penitenziaria ha un bilancio complessivo di circa 40 feriti. A loro, Bonafede ha espresso la sua più totale solidarietà. Tra i detenuti invece, si registrano 12 morti. Questi decessi, dai primi rilievi scientifici effettuati, sembrano riconducibili ad un abuso di sostanze.

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È probabile che alcuni carcerati durante i disordini, abbiano sottratto dei farmaci alle infermiere. Bonafede ha poi spiegato che la task force che è presente all’interno del suo Ministero, sta progettando degli interventi per tutelare al meglio sia il personale penitenziario che i detenuti stessi, da questo tipo di situazioni. Ma ha aggiunto che “bisogna mantenere la calma ed essere uniti con una consapevolezza. Questo è un momento difficile per il Paese, ma è nostro dovere chiarire, tutti insieme, che lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all’illegalità”.        

Bonafede ha poi spiegato che è un dovere ascoltare le rivendicazioni che arrivano dai detenuti. Ma soltanto se questi rispettano le regole e non ricorrono ad atti di violenza per manifestare il loro dissenso. Per l’esponente 5 stelle “dobbiamo avere anche il coraggio e l’onestà di dire che tutto questo non ha nulla a che fare con gli incendi, i danneggiamenti, le devastazioni e addirittura le violenze contro gli agenti della polizia penitenziaria”.

Bonafede: il carcere di Modena è inagibile

Bonafede ha in seguito informato il Senato che attualmente risultano latitanti sedici persone che era detenute in un regime di media sicurezza. Il riferimento implicito era alle evasioni avvenute nel carcere di Foggia. Soffermandosi invece su quanto è accaduto dentro il carcere di Modena, ha spiegato che “gran parte dell’istituto è diventato inagibile”.

Ha poi riferito che ieri è arrivata la prima fornitura di mascherine, da affidare a tutti gli operatori che accedono dall’esterno degli istituti. Bonafede ha anche informato il Senato che a partire dalla giornata di oggi, in accordo con la Protezione Civile, alcuni detenuti saranno sottoposti a dei tamponi per verificare eventuali casi di contagio. Proprio sull’argomento coronavirus, il Ministro ha dichiarato che: “E’ evidente che tanti detenuti siano effettivamente preoccupati dell’impatto del Coronavirus sulla propria salute e sulle condizioni detentive”.

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Ha però precisato che fin dall’inizio, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, si è sempre mosso correttamente allo scopo di salvaguardare la salute dei detenuti e del personale interno. Ai direttori delle carceri è stata affidato il compito di informare e sensibilizzare i detenuti sul tema. Per quanto riguarda una delle misure che sembra aver fatto scattare le proteste, ovvero le limitazioni imposte nei colloqui con i familiari, Bonafede lo ha rivendicato come un intervento fatto nell’esclusivo interesse della salute dei carcerati e dei loro famigliari. Ma anche spiegato che alla fine di questo periodo, i colloqui riprenderanno prontamente. 

La rivolta nel carcere di Foggia

L’unica ad essere stata spiegata e ricostruita nei minimi dettagli dal ministro davanti al Senato, è stata la vicenda del carcere di Foggia. Bonafede ha innanzitutto ringraziato la polizia penitenziaria per il fatto di aver messo a rischio la propria incolumità per fronteggiare al meglio la situazione di rivolta. Il Ministro ha raccontato che la rivolta è iniziata il 9 marzo, con alcuni detenuti che hanno deciso di incendiare lenzuola e materassi.

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Nel frattempo, approfittando della confusione creata dal fumo, circa 200 detenuti hanno tentato di uscire dai reparti, forzando i cancelli tra le sezioni. Hanno cercato di raggiungere la direttrice che nel frattempo si era recata sul luogo dei disordini. Grazie al lavoro della polizia penitenziaria e delle forze dell’ordine, 56 di loro sono stati riportati subito in carcere.

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