Coronavirus, comuni della provincia di Bergamo: “Chiudete anche noi”

Il coronavirus tiene in apprensione la provincia di Bergamo. I comuni: “Chiudete anche noi e dichiarate la zona rossa”. A inizio mese il via libera ma il governo si era bloccato. Sindaci in pressing sulla Regione, Fontana precisa: tocca al comitato scientifico

Controlli a un posto di blocco alle porte della zona rossa di Casalpusterlengo (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Opportuno dichiarare zona rossa i comuni della provincia di Bergamo fortemente colpiti dal coronavirus? Un tema, quello della mancata istituzione di una zona rossa, sul quale si interrogano da giorni anche alcuni sindaci. I casi sono in costante aumento, soprattutto negli ultimi giorni. Due in particolare i Comuni colpiti: Alzano Lombardo e Nembro, in tutto 25mila abitanti. Il governatore Fontana non si sbilancia. “Non sono un tecnico – ha precisato – queste sono scelte che devono essere fatte da medici, infettivologi ed epidemiologi. Il comitato scientifico potrà prendere decisioni di questo genere, io non posso che accettare quello che decidono loro”.

Il sindaco di Alzano, Camillo Bertocchi, incalza. “Fin dal 23 febbraio – sottolinea – avevamo capito la gravità della situazione. Parlare di zona rossa ora è facile, noi siamo partiti subito con delle ordinanze restrittive. Non solo abbiamo ricevuto critiche, siamo stati anche richiamati dal Ministero degli Interni con tanto di circolare della Prefettura che vietava ai sindaci di prendere misure in proprio. Da quei giorni tempo e morti sono passati, la situazione è cambiata, in peggio”.

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Il governatore della Lombardia Attilio Fontana

L’esempio delle altre regioni. Ma Fontana frena

I governatori Stefano Bonaccini in Emilia Romagna e Vincenzo De Luca in Campania, annoverando alcuni esempi, hanno provveduto a creare zone rosse là dove servivano. A Medicina nel primo caso e in cinque Comuni nel secondo (Ariano Irpino, Sala Consilina, Caggiano, Polla e Atena Lucana) si è data priorità alla tempestività dell’intervento. In Lombardia Fontana e i suoi si rimettono, invece, alle scelte del comitato degli esperti e del Governo: “Si deve intervenire in maniera coordinata con il Governo – spiega il governatore lombardo –, scelte di questo genere devono essere fatte in maniera condivisa. Non mi sento di sovrappormi all’Istituto Superiore di Sanità e al Comitato tecnico che deve essere legittimato a fare questo genere di valutazioni”.

Un piccolo giallo si è creato il 4 marzo scorso. L’Istituto Superiore di Sanità aveva dato parere positivo sulla creazione della zona rossa ma l’intoppo si è verificato poco dopo. “Vero, ma il Governo – ribatte Fontana – aveva deciso di non agire di conseguenza. Onestamente io le responsabilità voglio assumermele ma per quelle di carattere sanitario preferisco siano i sanitari a farlo”. Anche l’assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera, sottoscrive le parole di Fontana e preferisce la strada della condivisione. “Molti ci chiedono perché non sia stata fatta una zona rossa su Alzano Lombardo e Nembro, nella Bergamasca. Io ricordo che oggi siamo in una situazione in cui la regione intera è chiamata a rimanere a casa, come era nel Lodigiano”.

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