Coronavirus, nella bergamasca morti due dipendenti delle Poste

Sono morti due lavoratori delle Poste italiane in provincia di Bergamo dopo aver contratto il coronavirus. Marisa Adobati (Slc Cgil) commenta: “Basta, è ora di chiudere gli uffici postali”.

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(Foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Due lavoratori delle Poste Italiane sono morti in provincia di Bergamo: avevano contratto il coronavirus.  Marisa Adobati,  componente della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo, ricorda che avevano “lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l’altro in un ufficio postale di due comuni della provincia di Bergamo. Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali“. Dopo i decessi, i due luoghi di lavoro sono stati soggetti a sanificazione. Ma Marisa Adobati chiosa: “Come se bastasse per tutelare i lavoratori che restano!”.

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(Foto di Fred Tanneau, da Getty Images)

Quelle della Adobati sono parole dure, mosse dall’esasperazione: quelle morti potevano essere evitare. Ora, in presenza delle prime vittime, viene rinnovato l’appello al governo, un appello che non va accolto solo nella bergamasca, ma in tutto il territorio italiano. E aggiunge:  “Abbiamo speso fiumi di parole, scritto all’Azienda, Ats, Prefetture, Sindaci, Partiti Politici ed ora anche alle Forze dell’ordine spesso distraendoli anche dalle loro priorità e francamente siamo veramente stanchi di essere inascoltati”. Da settimane, infatti, la Slc-Cgil sostiene l’esigenza di proteggere i lavoratori di Poste Italiane della bergamasca, inutilmente esposti al contagio. Ma la risposta è sempre quella: “ci viene ripetuto in maniera assillante che Poste deve garantire i servizi essenziali”.

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In questo clima di blocco totale c’è chi continua ad andare a lavoro per offrire un servizio di utilità pubblica, rischiando di infettarsi. Il punto è: fino a che punto questi servizi possono essere considerati indispensabili? “Il recapito di un bollettino o la marea di avvisi di mancata consegna delle raccomandate – prosegue il sindacato – non crediamo siano da considerarsi espletamento di servizi essenziali. Molte scadenze fiscali ed invii di notifica sono stati, tra l’altro, sospesi per decreto. Il punto è che, ormai, ‘andare in Posta’ per molti è diventato il pretesto per fare una ‘giustificata’ passeggiata in paese”, continua Marisa Adobati.

 

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