Coronavirus, ex direttore Policlinico Milano: fare screening per scoprire chi è immune

Secondo il professor Bonino, effettuare degli screening per scoprire chi è immune al virus, rappresenterebbe una soluzione per combattere l’epidemia più efficace di quella attuale.

coronavirus screening scoprire immune
(Photo by David Silverman/Getty Images)

Secondo il professor Ferruccio Bonino, ex direttore del Policlinico di Milano, occorre implementare una strategia diversa rispetto a quella adottata sinora. Il riferimento è agli screening effettuati dalle autorità sanitarie fino ad adesso, per scoprire chi è affetto da coronavirus. Questa dovrebbe cercare di rintracciare le persone che pur non presentando i sintomi della malattia, ne sono in realtà già immuni. La proposta avanzata dal professore, è dunque quella di effettuare degli screening che abbiano l’obbiettivo di scoprire chi è immune al virus.

Nel suo ragionamento infatti, se l’epidemia è ormai presente sul territorio lombardo da qualche mese, esisterà sicuramente una parte della popolazione, tra il 10 e il 15 per cento, che ha sviluppato gli anticorpi necessari a proteggersi dal virus. Piuttosto dunque che puntare ad effettuare i test per scoprire chi è positivo quando si presentano i sintomi del Covid-19, per Bonino bisogna rintracciare i soggetti che hanno sviluppato gli anticorpi a questo. In collaborazione con Maurizia Brunetto, direttrice dell’Uo di Epatologia, centro di riferimento della Regione Toscana per le malattie croniche e il tumore al fegato, Bonino ha realizzato uno studio scientifico su questo tema. 

Lo studio scientifico realizzato da Bonini

Una volto prodotto, lo ha proposto al giornale AGI. Dal report scientifico quello che emerge è che nel caso del coronavirus, il 60, 75 per cento dei pazienti risulta positivo per nove giorni dal contagio. Superato il nono giorno, soltanto il 40,50 per cento rimane positivo al virus.

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(Photo by David Silverman/Getty Images)

All’Agi Bonino ha poi spiegato che i dati scientifici pubblicati dai suoi colleghi cinesi “confermano anche per l’infezione da Sars-Cov-2 la validità di test molecolari per valutare la positività degli anticorpi”. Dunque secondo il professore, il fatto che esistano dei test anticorporali di efficacia comprovata e non vengano utilizzati in “prima battuta” è un errore strategico. Oltretutto secondo Bonino, la procedura di effettuare il test mediante il tampone “è gravata dal rischio di errore di campionamento fino al 20%”. Il test anticorporale risulta invece molto meno costoso ed efficace.

Una proposta che potrebbe far ripartire l’economia

Oltretutto, questo screening potrebbe essere fatto anche in laboratori periferici, in quanto la procedura per effettuarlo è molto semplice.

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(Photo by David Silverman/Getty Images)

Così come la strumentazione necessaria è abbastanza basica. Bonino insiste poi sostenendo che questo “approccio a doppia via dovrebbe essere utilizzato almeno per lo screening e il monitoraggio del personale sanitario”. Gli ospedali dovrebbero dunque “avviare una sperimentazione interna e testare tutto il personale e per controllo coloro della popolazione generale che vengono a fare prelievi o donatori presso i Centri Trasfusionali”. Questo a suo parere, permetterebbe di verificare “livello di infezione e immunità effettivo nella popolazione Milanese oggi.”. Un dato, che una volta raccolto, si rivelerebbe indispensabile per poter predisporre una strategia di intervento di contrasto al virus molto più efficace di quella attuale.

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Oltretutto, una soluzione del genere, potrebbe persino permettere di far ripartire l’economia, bloccata al momento dalle misure restrittive intraprese dal governo. Questo perché il  “10-15% della popolazione dovrebbe essere già immune e protetta e lavorare per far ripartire l’economia”.

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