Coronavirus, governatore della Toscana denunciato da medici e sanitari

L’emergenza coronavirus in Toscana rischia di sfociare in una vera e propria battaglia legale. Il sindacato dei medici ha denunciato il governatore della Regione, Enrico Rossi. Accuse: istigazione a delinquere, lesioni colpose gravi, epidemia colposa, omissioni d’atti di ufficio.

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(Foto di Emanuele Cremaschi, da Getty Images)

Coronavirus: in Toscana si profila una vera e propria battaglia legale ai danni del governatore della Regione, Enrico Rossi. La denuncia sarebbe mossa da sanitari e medici, più nello specifico dal Sindacato nazionale autonomo dei medici (Snami), dalla Federazione sindacale dei medici uniti (Fismu), e dal Cobas della Asl Toscana Centro.

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E Enrico Rossi non sarebbe l’unico nel mirino dell’azione legale. Si aggiungono l’assessore alla Sanità, Stefania Saccardi, e il direttore del Dipartimento regionale per le maxi-urgenze, Piero Paolini. Scopo dell’azione legale? Accertare la sussistenza degli estremi per una serie di reati di gravi dimensioni. Per citarne qualcuno: istigazione a delinquere, lesioni colpose gravi, epidemia colposa, omissioni d’atti di ufficio. Ma più in particolare, quali sono le falle nella gestione dell’emergenza imputate all’amministrazione toscana?

Prima accusa: dotazione al personale sanitario di mascherine inadeguate

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(Foto di Georges Gobet, da Getty Images)

La regione aveva distribuito a medici e personale sanitario mascherine chirurgiche fabbricate da imprese locali. Le mascherine sono state “validate” come adeguate dal laboratorio del Dipartimento di chimica dell’Università di Firenze. Erano state ritenute soddisfacenti. Ma quelle stesse mascherine sono state analizzate, sotto richiesta delle organizzazioni sindacali, anche dall’esperta in materia Alice Ravizza, Politecnico di Torino. E qui, il 20 marzo, la sorpresa: “Le protezioni non possono essere definite utilizzabili come dispositivi medici“.

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E ancora, il test dell’Università di Firenze “non appare fornire garanzie sulle principali caratteristiche tecniche delle mascherine, in quanto non ne valuta né la filtrazione batterica, né la traspirabilità, né l’inossidabilità o la sigillatura al viso”. In sostanza, si trattava di mascherine adeguate, ma di certo non per l’emergenza coronavirus. Dopo il responso della Ravizza, lo Snami ha fornito due giorni alla regione per adeguare la fornitura di mascherine ai criteri sottolineati dall’esperta. Non è arrivata nessuna risposta dalla regione.

Seconda accusa: direttive inadeguate in merito al trattamento dei malati

L’altra questione denunciata da Fismu, Snami e Cobas riguarda le direttive della regione Toscana sul trattamento dei malati. Il punto caldo è uno, legato a una decisione presa dal Coordinamento regionale delle maxiemergenze tra il 13 e il 20 marzo. Secondo questa decisione viene stabilito che “dovrà essere per quanto possibile limitato l’utilizzo di aerosol terapia e C-pap” (mascherine applicate a volto dei malati.

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Queste le regole che devono seguire gli operatori all’interno delle ambulanze in presenza di pazienti sospetti. Tuttavia, come fa notare Belcari, vice responsabile nazionale 118 dello Snami: “le norme sono inaccettabili, deontologicamente scorrette. La regione mi dice: se sei in situazione a rischio, stai fermo. Ma se il viaggio dura mezz’ora il malato di Covid-19 muore”. Anche qui Snami, Fismu e Cobas si sono fatti sentire a scaglioni, hanno richiesto alla regione una modifica delle regole. Ma fino ad oggi, nessuna risposta. Quindi si opta per una decisa azione legale.

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