Coronavirus, esperti pronti con piano da 5 punti per riapertura dell’Italia

Coronavirus, arriva il piano da 5 punti firmato dai maggiori esperti italiani per riaprire l’Italia. Il piano è stato pubblicato su Medical Facts.

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(Foto di Ludovic Marin, da Getty Images)

Coronavirus, una task force di medici ed esperti tecnico-scientifici ha stilato un piano da cinque punti per organizzare la ripartenza dell’Italia. Il piano è stato pubblicato su Medical Facts, il magazine online di informazione scientifica con la direzione di Roberto Burioni. Lo scopo del piano è quello di fornire punti cardine attorno a cui far ruotare un periodo di convivenza con il virus pur uscendo dal lockdown. “Per tornare gradualmente alla nostra vita di sempre, proponiamo la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile (Mrf) dell’infezione da SARS-CoV-2 e della malattia che ne consegue (COVID-19) e, possibilmente, in futuro, di altre epidemie”, scrivono gli esperti. La proposta è stata firmata anche da Pier Luigi Lopalco dell’Università di Pisa, dagli Ordini dei medici (Fnomceo), dalla Federazione dei medici di famiglia, dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Lo scopo è quello di creare una struttura con chiare articolazioni regionali. La struttura dovrebbe operare sotto il coordinamento di Protezione Civile e Ministero della Salute e il supporto tecnico dell’Istituto Superiore di Sanità.

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Il piano risulta non solo necessario, ma indispensabile. E lo sottolinea lo stesso articolo: “Nel momento in cui si registreranno finalmente questi importanti segni di rallentamento sarà importante iniziare rapidamente una discussione sulle strategie sanitarie a medio-lungo termine, che devono essere messe in atto per limitare i danni da COVID-19. Questo perché la strategia a breve termine, basata soprattutto sulle misure di isolamento e di distanziamento sociale della popolazione, non sembra essere sostenibile per più di alcune settimane“. In mancanza di un vaccino e dell’impossibilità di prorogare ancora a lungo il lockdown, è necessario quindi stabilire strategie alternative. Ecco allora che arriva la proposta degli esperti: un rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta attraverso un’apposita struttura. La struttura dovrà essere capace di fare un altissimo numero di test nella popolazione generale asintomatica. In secondo luogo dovrà essere una struttura di sorveglianza centrale potenziata presso l’ISS.

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(Foto di Ludovic Marin, da Getty Images)

In terzo luogo dovrà sviluppare sul territorio centri periferici di monitoraggio, in modo da tenere sotto controllo possibili nuovi focolai. La struttura dovrà avere però anche una maggiore libertà di azione, oltre che di analisi e rilevamento dei casi. Per questo dovrà avere mandato legale di proporre in modo tempestivo provvedimenti in risposta a segnali di ritorno del virus. Tra questi provvedimenti: forme di isolamento sociale (sospensione di attività); gestione di infetti e contatti anche attraverso l’uso di smart phones, apps. O ancora, potenziamento di specifiche strutture sanitarie. Infine la struttura dovrà usufruire di una maggiore interlocuzione con i media nazionali, per garantire una strategia di comunicazione unica e coesa.

Ma non finisce qui. Il documento prevede che la sola azione della struttura in questione non sarà sufficiente. Per questo il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta dovrà essere affiancato da un piano governativo che vada nella stessa direzione. Lo scopo è di limitare al massimo l’attivazione di nuovi focolai in luoghi di lavoro e scuole. Quindi sarà necessaria, da parte del governo, una radicale ristrutturazione delle procedure e delle attività.

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Poi l’ultima constatazione da parte degli esperti. I firmatari sono ben consapevoli del peso economico che l’applicazione di questa proposta comporterà sul Paese. Tuttavia, credono che resti un “ragionevole percorso“. E affermano: “Mentre una dettagliata valutazione economica e normativa del corrente progetto esula dallo scopo di questa prima esposizione della proposta, riteniamo tuttavia che questo possa essere un ragionevole percorso, dal punto di vista epidemiologico e virologico, per il ritorno alla normalità durante il forzato periodo di convivenza con il coronavirus che – speriamo – sarà quanto prima interrotto dall’arrivo di un vaccino”.

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