Parchi tematici in crisi, a rischio 25mila posti di lavoro

In attesa della riapertura, si fanno i conti sui dipendenti nei parchi tematici del nostro Paese. Il giro di affari del settore nel 2019 è stato di 450 milioni di euro.

parchi tematici

Sono tanti i settori dell’economia nel nostro Paese che stanno soffrendo una vera e propria crisi. L’avvento del Coronavirus ha messo in ginocchio non solo la produttività, ma anche le attrazioni e il settore dell’intrattenimento. In questo ambito si inseriscono i parchi tematici, che sono ormai sempre più presenti sul territorio italiano e non possono non soffrire per via della loro chiusura forzata. Il lockdown ha costretto migliaia di turisti a restare a casa e tantissimi dipendenti a non lavorare, con tanto – in alcuni casi – di mancato percepimento dello stipendio.

Il settore dei parchi tematici sta provando a mettersi al passo. C’è chi scalpita per la data del 18 maggio in cui alcuni possono ripartire. C’è chi pensa già all’estate per tentare una lenta riapertura. Ma nel frattempo, tutti si leccano le ferite, come svela Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani. “Abbiamo un grandissimo problema che è fuori dal radar dei nodi politici. Sono state previste sovvenzioni per il turismo, per lo spettacolo ma noi siamo fuori. Abbiamo più volte richiesto di essere assimilati al turismo ma noi abbiamo uno di quei codici Ateco di cui lo Stato non ha ancora tenuto conto”.

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Ira, che è anche presidente di Leolandia, uno dei parchi tematici in provincia di Bergamo, ha fatto capire che c’è un lite enorme nel settore. “Rientriamo – spiega – , a causa di un vecchio retaggio, nel settore dei circhi e spettacoli viaggianti con dinamiche ed esigenze diverse”. Dunque, nonostante ci siano tutti i crismi per fargli far parte del settore del turismo, i parchi tematici sul piano fiscale non ne fanno parte. E questo mette in difficoltà un ramo dell’economia che nel 2019 ha generato un giro di affari per 450 milioni di euro. E ad attendere novità ci sono 25mila dipendenti, di cui 10mila fissi e i restanti 15mila stagionali.

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“È una situazione che potrebbe mettere a rischio 25mila lavoratori più i circa 60mila stimati dell’indotto”, dichiara Ira. Questo indotto genera affari per due miliardi, considerando anche i settori della ristorazione, dell’albergheria e del merchandising. Inutile dire che i parchi tematici, che sono chiusi da febbraio, stanno avendo una forte crisi sul piano della liquidità. E Ira lancia l’allarme: “Non abbiamo fondi sufficienti per poter attendere altri 2-3 mesi. Senza certezza sull’apertura subiremo la concorrenza dei Paesi del Nord che invece si stanno preparando e un drenaggio di interesse da parte del pubblico che a giugno potrebbe pensare di varcare la frontiera”.

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