Giulia Michelini, il racconto di una mamma che a 19 anni disse no all’aborto

La conosciamo per il ruolo duro della capoclan Rosy Abate, ma Giulia Michelini nella vita è tutt’altro: una ragazza cresciuta in fretta, mamma giovanissima.

Giulia Michelini (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

Giulia Michelini, mamma giovanissima

L’attrice aveva infatti solo 19 anni quando rimase incinta del velista Giorgio Cerasuolo, poco più grande di lei, con cui la storia d’amore finì poco dopo. Cresciuta in una famiglia di magistrati, in un ambiente decisamente conservatore in cui lei era una sorta di “pecora nera”, si trovò in una situazione davvero complicata da gestire: quella di crescere da sola un bambino.

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Giulio Cosimo oggi ha 15 anni

I genitori le sconsigliarono di proseguire la gravidanza, facendole notare che “si sarebbe rovinata la vita” ma lei, da ribelle com’era, decise diversamente anche se all’aborto ci pensò. Così è nato Giulio Cosimo, che un paio di mesi fa ha compiuto 15 anni, celebrati con la pubblicazione su Instagram  di una foto fino a quel momento mai vista: un piccolino tra le braccia di una mamma, anche lei piccolina, anche se naturalmente meno di lui.

Giulia Michelini (Foto di Giulia Michelini/Instagram)

“I miei genitori volevano che abortissi, io non me la sono sentita”

Ecco cosa raccontò qualche anno fa Giulia Michelini a Vanity Fair: “Quando ho scoperto di essere incinta, onestamente non pensavo di tenerlo. Tutti, i miei genitori in testa, mi dicevano che mi sarei rovinata la vita. Ho preso l’appuntamento per interrompere la gravidanza, ma una volta lì, in quella stanza, ho cambiato idea. È una decisione che prendi in una frazione di secondo – tenerlo o non tenerlo –, dalla quale però parte un percorso a lungo termine, mille conseguenze che non puoi prevedere in quel momento.”

Giulia Michelini (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for Giffoni Film Festival)

“Ero nel panico ma lo stesso giorno ho capito di aver preso la decisione giusta”

“Ero nel panico totale. Una volta uscita, sono entrata in una cabina telefonica per chiamare mia madre. Sull’apparecchio c’era un elastichetto da bambina, non ricordo se con due cubetti o due ciliegine… Lo so, è stupido, ma vedendolo mi sono detta: va bene così, sto facendo la cosa giusta. Detto questo, ero dilaniata, e se oggi penso alla cosa grande che è uscita dalla persona piccola che ero – non solo fisicamente, ma perché all’epoca ero veramente una bambina da formare, senza un minimo di coscienza di sé –, se ci penso, be’, non saprei spiegare che cosa mi ha fatto dire: lo tengo.

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