L’ex Pm Carlo Nordio sulla vicenda Palamara: “Solita ipocrisia della magistratura”

Carlo Nordio, ex Pm oggi in pensione, ha commentato sul Giornale le vicende riguardanti le chat di Luca Palamara e altri magistrati sul Decreto Sicurezza di Salvini. 

nordio magistratura

Prosegue la vicenda riguardante le intercettazioni riportate dalla Verità: stando a quanto affermato dal quotidiano, sarebbero emersi messaggi privati ambigui tra l’ex membro del Consiglio Superiore della magistratura Luca Palamara e altri magistrati. Secondo quanto riportato, le intercettazioni risalirebbero all’agosto 2018, il periodo del decreto Sicurezza e della chiusura dei porti. Durante quel frangente i magistrati si sarebbero detti legalmente d’accordo con il blocco dei porti voluto dall’allora ministro dell’Interno Salvini: “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là del lato politico. Tienilo per te, ma sbaglio?”.

Poi lo sconcerto e l’attacco del centrodestra. Nell’aula del Senato il leader della Lega Matteo Salvini ha infatti affermato: “Mi domando se sia normale per un paese democratico che qualcuno che dovrebbe amministrare la giustizia per conto del popolo italiano usi” offese e le minacce “nei confronti di un ministro della Repubblica”. A intervenire è stato anche Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia ed esponente M5S: “Alcune cose dette dal senatore Salvini hanno fondamento e giustificazione. È inammissibile che, seppur in chat private, dei magistrati giudichino un ministro come è stato fatto”.

Carlo Nordio su inchiesta di Perugia e intercettazioni

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Ora anche Carlo Nordio, ex Pm oggi in pensione, ha commentato l’intera vicenda riguardante l’inchiesta di Perugia. L’inchiesta riguarda anche lo scambio di nomine, una rete di relazioni che ha coinvolto anche l’ex consigliere del Csm e capo della corrente Unicost, Luca Palamara, accusato di corruzione. L’accusa di corruzione ai danni dell’ex consigliere è però caduta. Una notizia commentata direttamente da Palamara:  “L’accusa di aver preso 40.000 euro per una nomina al Csm costituiva per me la più grave infamia. Quando i giornali pubblicarono incessantemente questa notizia i miei figli mi chiesero una cosa sola: dimostrargli che non era vero.Oggi questa accusa è caduta. Lo dovevo a loro”.

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Ma su questo punto, Nordio non sembra fare marcia indietro: “Lo sanno tutti che i meccanismi sono questi. Semplificando, potremmo dire che tutti trattavano con tutti. Intendiamoci, spesso per incarichi importanti vengono scelte persone di primissima qualità, tecnici del diritto di grande preparazione, ma si passa sempre o quasi attraverso mediazioni estenuanti e la stanza di compensazione delle correnti che sono ovunque. Specialmente al Csm”.

Tornando alle intercettazioni Nordio esprime il suo radicale disappunto sullo scoop della Verità: “Mi faccia ripetere per l’ennesima volta che è una barbarie vedere sui giornali testi che dovrebbero rimanere segreti”. Poi Nordio aggiunge: tenere segrete certe notizie non vuol dire censurarle, ma evitare che entrino a far parte della gogna mediatica in maniera prematura, e senza contraddittorio.

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“Questi brani sono selezionati senza alcun contraddittorio fra le parti, non ne conosciamo il contesto e non sappiamo nemmeno con che tono sono state pronunciate quelle parole. Si tratta di materiale carico di suggestioni, appetibile ma scivolosissimo. Quante volte abbiamo letto pagine che sembravano sentenze di condanna e invece erano il frutto di fraintendimenti, equivoci, errori grossolani”. Poi rivolge una stoccata anche alla magistratura: “È la solita ipocrisia che alberga nella mia categoria. Nei congressi fuoco e fiamme, in privato un linguaggio assai diverso”.  Riguardo poi, riguardo alla scarcerazione di boss mafiosi afferma: “Il centrodestra ha sbagliato bersaglio: le scarcerazioni dei boss sono opera dei magistrati di sorveglianza, non di Bonafede. Resta l’obbrobrio della prescrizione e la responsabilità politica della gestione scriteriata delle carceri”.

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