Giancarlo Lotti chi è | Indagini e condanna dei Compagni di Merende

Personaggio molto controverso di una delle principali vicende giudiziarie italiane: Giancarlo Lotti è stato uno dei protagonisti del processo al Mostro di Firenze.

Giancarlo Lotti
Giancarlo Lotti- Foto dal web- Meteoweek

Grande successo per la riproposizione televisiva di uno dei processi più importanti della cronaca nera italiana: Un Giorno in pretura, programma storico di Rai Tre condotto da Roberta Petrelluzzi, ha deciso di mandare in onda le repliche della vicenda giudiziaria del Mostro di Firenze.

Sul banco degli imputati siede Pietro Pacciani, accusato di essere l’esecutore materiale degli omicidi che sconvolsero Firenze e l’Italia intera tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta.

Leggi anche –> Un giorno in pretura, il Mostro di Firenze: storia, prove e processo

La vita tormentata di Giancarlo Lotti

Insieme a Pacciani finirono al centro delle indagini anche i celebri “Compagni di merende”, gli amici che Pietro frequentava e che molti supertestimoni hanno dichiarato di aver visto aggirarsi di notte per le campagne toscane: Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

Giancarlo Lotti, detto Katanga, fu condannato a 30 anni di reclusione per i delitti del Mostro di Firenze. L’uomo era nato a San Casciano in Val di Pesa il 16 settembre del 1940.

Un’infanzia decisamente sfortunata la sua: rimase orfano di entrambi i genitori in giovane età e venne isolato dal resto della sua famiglia. Alcolista fin dall’adolescenza e con problemi intellettivi, viveva con gli aiuti della Caritas.

Processo Pacciani
Processo Pacciani- Foto dal web- Meteoweek

LEGGI ANCHE ——-> Ilaria Cucchi contro la trasmissione tv “Un giorno in pretura”

LEGGI ANCHE ——-> Gina Lollobrigida, la storia del matrimonio con Francisco Rigau Rafols

La confessione di Lotti incastrò i Compagni di Merende

Fernando Pucci, suo amico, lo incastrò con una testimonianza all’epoca del processo, dichiarando di essere stato condotto dal Lotti sul luogo del delitto di Scopeti.

Giancarlo Lotti ammise di essere stato presente al delitto, accusando Pacciani e Vanni. Successivamente si autoaccusò anche di altri tre crimini. Le confessioni vennero giudicate attendibili dagli inquirenti, nonostante la strenua lotta della difesa di Pacciani nell’accusarlo di mitomania.

Lotti non ha ottenuto alcun beneficio come collaboratore di giustizia ed è stato condannato 26 anni di reclusione. Venne scarcerato il 15 marzo 2002 per gravi motivi di salute e morì il 30 marzo successivo a causa di un tumore al fegato.

Impostazioni privacy