Borse sotto attacco: tra Covid ed interventi destabilizzanti, il futuro è incerto

Crollo in febbraio, poi un ripresa inattesa: le Borse stanno vivendo un periodo di forte instabilità, e non dipende solo dal Covid.

A febbraio uno dei peggiori crolli della storia, poi un trimestre tra i migliori negli ultimi 40 anni. Le Borse stanno offrendo andamenti quasi incomprensibili, e  dopo un periodo di così forte instabilità, è lecito domandarsi cosa possa riservarci il futuro. La risposta dipende dal coronavirus, ovvio, ma per capire come si muoveranno i mercati bisogna analizzare anche il posizionamento dei grandi investitori e i motivi tecnici che potrebbero indurli a vendere o comprare azioni. Una previsione si può azzardare? Forse: il futuro rischia sicuramente di essere turbolento, con le Borse tirate su e giù da contrapposte forze. Che useranno le alterne notizie sul Covid e sull’economia come pretesti per trovare equilibri al momento troppo precari. La forte instabilità dei listini rischia di causare un’ondata di vendite da parte di fondi pensione, fondi sovrani e fondi bilanciati. JP Morgan stima 170 miliardi di dollari a livello mondiale. Solo negli Stati Uniti le stime variano tra i 35 e i 76 miliardi di dollari di azioni da vendere. Il motivo è tecnico: quando i mercati hanno scostamenti così violenti e repentini le proporzioni vengono stravolte, e bisogna riequilibrarle.

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Difficile prevedere come si comporteranno invece i fondi che – usando algoritmi – basano le strategie d’investimento sull’andamento della volatilità dei mercati. A febbraio sono stati loro i grandi artefici del crollo delle Borse: il forte aumento di un indice in particolare, l’indice Vix (che arrivò oltre quota 80), li costrinse a vendere azioni con intensità inaudita. Ora i loro portafogli sono molto scarichi: calcola Barclays che se pre-Covid avevano un’esposizione azionaria superiore all’80% e a febbraio sono scesi sotto il 20%, ora sono ancora poco sopra il 20%. Sebbene l’indice Vix sia sceso da oltre 80 dei picchi a 24 del 5 giugno scorso, cosa che avrebbe dovuto indurli a comprare azioni, questi fondi sono ancora scarichi. È per questo che qualche settimana fa Ubs calcolava che potenzialmente avrebbero potuto comprare azioni tra 125 e 180 miliardi di dollari proprio per riequilibrarsi. Ma nel frattempo il Vix è risalito intorno a 40. Dunque questi fondi cosa faranno? È probabile che resteranno neutrali se la volatilità non cambierà. Se dovesse calare, potrebbero comprare. Ma se dovesse salire, vendere. Ci sono poi gli altri investitori, come i fondi comuni. Secondo i calcoli di Barclays, sono ancora abbastanza scarichi di azioni nei loro portafogli. Stesso discorso per gli hedge fund: attualmente hanno posizioni ribassiste sulla Borsa di New York ai massimi dal 2011. Questo significa che entrambe le categorie di investitori potrebbero – qualora lo scenario restasse calmo – aumentare le azioni. Insomma: comprare in Borsa. Questa è la lettura che Barclays dà a questi dati per esempio. E infine ci sono i risparmiatori, che sono sovraesposti sulle azioni (il dato si riferisce agli Usa) come non lo erano dal 2018. Se la situazione restasse tranquilla, potrebbero restare fermi. Ma i risparmiatori, si sa, sono volubili: se le Borse tornassero a ballare, potrebbero scappare. Aumentando la volatilità.

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