Stato di emergenza a bordo della Ocean Viking: l’Italia nega un porto di attracco

I decreti Sicurezza di Salvini non sono mai stati modificati e i 180 migranti a bordo della nave Ocean Viking di Sos Mediterranee, da oltre 9 giorni in mare, sono esasperati. Il governo deve offrire risposte anche su questo tema ma il problema sembra posizionarsi all’ultimo posto nell’agenda dell’esecutivo.

180 migranti si troverebbero in mare senza poter attraccare. Per sette volte la nave Ocean Viking ha chiesto alle autorità marittime competenti l’assegnazione di un POS, e ben sei, ad oggi, sono stati i tentativi di suicidio da parte dei sopravvissuti in 24 ore. Per 44 naufraghi è stata fatta un’esplicita richiesta di evacuazione medica a causa dei disagi mentali manifestati dopo il periodo di sosta nei centri libici, veri e propri lager. Una situazione che non è più sostenibile e che si trascina da circa un anno. Nonostante questo non c’è stata alcuna risposta alle richieste di aiuto. L’emergenza Covid ci aveva allontanato dal problema degli sbarchi per quanto, un decreto uscito nelle prime settimane di lockdown aveva stabilito che per tutta la durata dell’emergenza i porti italiani sarebbero rimasti chiusi, creando non pochi problemi anche alle navi umanitarie. Ad oggi, il comandante della nave Ocean Viking ha dichiarato lo stato di emergenza. Nonostante quindi il governo giallorosso si sia fatto promotore di una campagna inversa rispetto a quella proposta da Salvini, in realtà nulla è cambiato. Interventi di modifica sui decreti non avverranno prima dell’autunno mentre i naufraghi continuano a morire in mare, senza ottenere risposte. Per il caso della Ocean Viking, la ong Sos Medirranee, che gestisce la nave, ha dichiarato che la sicurezza dei 180 migranti a bordo non può più essere garantita e l’intervento dovrebbe essere immediato. I tavoli di discussione sulla questione all’interno della maggioranza sono stati avviati ma l’ammenda per chi salva i migranti in mare, inserita da Salvini, è ancora lì. Nulla per ora è stato fatto. Sembrerebbe che voltarsi dall’altra parte sia diventata una soluzione. Ma il problema c’è e ritorna puntuale. I migranti continuano a morire in mare e la Guardia costiera libica cerca di riportare i naufraghi nei terribili centri di detenzione.

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La Libia è davvero un partner affidabile?

Nonostante le tante testimonianze sulle condizioni dei migranti in Libia, l’Ue come l’Italia, continua a stanziare soldi per il Paese affinché riesca a contenere i flussi migratori. 110 milioni andranno nelle mani delle autorità libiche per fronteggiare l’emergenza Covid, a sostegno delle comunità più vulnerabili. Ora la domanda sorge spontanea: Un Paese in mano alle milizie e ai clan come può garantire che questi soldi siano indirizzati verso gli importanti problemi del Paese, compresi i migranti? Molte inchieste dimostrano proprio il contrario: gli investimenti e in fondi ottenuti non vengono affatto spesi per aiutare queste categorie ma piuttosto per finanziarne altre.

Il programma di gestione delle frontiere dell’Ue ha deciso di stanziare soldi per la manutenzione dei mezzi marittimi e per la formazione della Guarda costiera libica. In tutto questo, non dobbiamo dimenticare che spesso queste forze governative sono incaricate semplicemente di riportare i migranti indietro e quindi in Libia, Paese in cui vengono violati sistematicamente i diritti umani.

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