Grandi opere in Italia: ci sono i soldi, ma non il decreto

La formula “salvo intese” conferma che l’accordo in seno al Governo non è ancora stato trovato. E così, tra grandi opere che devono partire e infrastrutture da commissariare, i 200 miliardi restano fermi.

giuseppe conte grandi opere

Da una parte ci sono ben 200 miliardi di euro, presenti nelle casse dello Stato. Dall’altra parte troviamo un netto frazionamento tra chi deve prendere le decisioni necessarie per utilizzare questa somma ingente di denaro. Il “campo di battaglia” è rappresentato dal Decreto Semplificazioni, dopo la cui approvazione – attesa a ore – dovrebbe prendere il via un nuovo programma di lavori per il Paese. Si lavora in primis per sbloccare l’empasse che consenta di accelerare il progetto per le nuove grandi opere in Italia. Anche se, per il momento, è tutto fermo.

Il Decreto Semplificazioni, con i suoi 48 articoli, rappresenta di per sè un paradosso. Ma al suo interno ci sono tutti gli aspetti da seguire per lo sblocco dei cantieri, la velocizzazione degli appalti e la digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione. Per questo motivo, oltre che per il via alle grandi opere, il Governo dovrebbe dare una netta sterzata. Tuttavia, la formula del “salvo intese” lascia capire chiaramente che non c’è ancora un accordo tra le forze della maggioranza. Il tutto mentre Giuseppe Conte cerca di dare la necessaria accelerata al tutto.

D’altronde, sempre a proposito delle grandi opere, l’elenco redatto dal ministro delle infrastrutture Paola De Micheli è particolarmente lungo e dettagliato. Si tratta di un progetto che vanta oltre 130 infrastrutture strategiche che, se verranno realizzate, rappresenteranno una vera e propria rivoluzione. Tra queste ce ne sono oltre 50 che verranno affidate ad altrettanti commissari, seguendo il “modello Genova”. Ma senza l’ok a procedere con la pubblicazione del Decreto Semplificazioni in Gazzetta Ufficiale, tutto resterà nel suo pantano.

Il Governo deve ancora trovare la quadra – meteoweek.com

Anche perchè, come detto, ci sono questi 200 miliardi che attendono solo di essere distribuiti tra le varie opere. Questa spesa, a proposito di infrastrutture, potrà essere effettuata attraverso una corsia preferenziale che ne abbrevierà i tempi, in deroga al Codice degli Appalti. Una serie di grandi opere di cui si discute da anni, ma che potrebbero finalmente vedere la luce se il nuovo regolamento entrerà in vigore. Dalla Gronda di Genova al nuovo Mose, dalla linea ad alta velocità Palermo-Catania-Messina al tanto discusso collegamento sullo Stretto di Messina.

Il tutto mentre all’interno della maggioranza, come detto, si continua a bisticciare. Anche se, nelle ultime ore, sono arrivate parole cariche di distensione e di voglia di lavorare sulla stessa strada. Di Maio parla di “iniziare a pianificare la ripartenza italiana”, mentre secondo Zingaretti “il governo è sulla strada giusta”. Renzi sostiene che, anche se il Decreto Semplificazioni non rappresenta il piano shock tanto atteso, si può lavorare con impegno. Ma non mancano i temi per continuare questa guerra intestina, che fa male più all’Italia che alla maggioranza di Governo.

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Questi temi, in particolare, sono due. Il primo riguarda il rafforzamento dei poteri in mano al Cipe, attualmente tenuto sotto sovrintendenza dal Movimento 5 Stelle. Un’opzione che non ha ovviamente trovato il favore del Partito Democratico, secondo cui il Cipe andrebbe abolito e non rafforzato, in nome della semplificazione tanto sbandierata. E poi c’è il duello tra i ministri Gualtieri e Pisano. Il primo si oppone fortemente a far confluire tutte le banche dati della Pubblica Amministrazione in un’unica piattaforma. Come invece ha richiesto il ministro dell’Innovazione. Insomma, la tavola è ancora apparecchiata ma il piatto forte non arriva.

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