Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, ricorda le fasi più delicate dell’emergenza sanitaria. La scelta più dolorosa? “Vietare i funerali”. Adesso non dobbiamo abbassare la guardia ma continuare a rispettare i tre pilastri: “Mascherina, distanza, igiene”.
Il Direttore generale della protezione civile racconta in un’intervista al Corriere i momenti di massima disperazione dei mesi del lockdown. “Abbiamo impedito alle persone di poter dare l’ultimo saluto ai propri cari. L’abbiamo fatto come protezione, ma è una cosa che ci porteremo dentro”. Agostino Miozzo, 67 anni, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ha tenuto insieme molte categorie di persone durante l’emergenza: virologi ed epidemiologici, pediatri e geriatri, manager e funzionari, politici e tecnici. Adesso che si entra nella fase della ripartenza ci tiene ad indicare alcune priorità: riorganizzare la scuola e contenere gli eventuali focolai. Le persone devono continuare a rispettare le regole, altrimenti il rischio è quello di una ricaduta. “All’inizio i malati arrivavano con i polmoni devastati, adesso le terapie funzionano e chi ha la febbre si isola”, ripete Miozzo. Nonostante questo, con la riapertura delle scuole, non si dovrà abbassare la guardia: 12 milioni di persone tra studenti, insegnanti e personale ritorneranno a lavorare e il rischio di scatenare dei focolai c’è. La scuola però è il Paese e non è possibile abbandonarla.
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Miozzo intanto ha già coordinato 94 riunioni, firmato 78 protocolli, fornito 579 pareri tecnici e 80 raccomandazioni.