Il giudice gli concede i domiciliari ma preferisce il carcere: “Sono troppo povero”

 “Giudice per favore mi tenga qui”. Una scelta difficile quella del gip, non la prima e sicuramente nemmeno l’ultima.

Sceglie il carcere al posto dei domiciliari perché troppo povero

Il gip Massimo Tomassini ha dovuto confermare il carcere per un trentottenne di origini slovene, di Capodistria, arrestato dai Carabinieri a Trieste con quasi un chilo di marijuana nascosta nell’armadio dell’abitazione di un amico. Il magistrato era comunque disposto a concedere all’uomo gli arresti domiciliari, ma non ha potuto farlo. “Sono troppo povero – ha spiegato il detenuto parlando a Tomassini – non ho dove andare. Non ho una casa, non ho da mangiare. Non ho nessuno. Sono troppo povero io, giudice per favore mi tenga qui“.

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L’indagine e l’arresto

L’indagine era scattata meno di una settimana fa. I carabinieri, giovedì scorso, hanno sorpreso un uomo ed una donna scambiarsi 13,5 grammi di marijuana. Hanno prima fermato l’acquirente, poi la donna, cioè il pusher per farsi quindi condurre nell’appartamento in cui lei era ospite. I militari dell’arma hanno trovato lì la sostanza stupefacente. Quasi un chilo. Sia il padrone di casa che la donna, a quel punto, hanno sostenuto di non sapere nulla della presenza di quel quantitativo di marijuana. In quell’alloggio era però ospite anche il trentottenne sloveno, che si è assunto tutta la responsabilità: “Si è roba mia” ha dichiarato, facendo liberare i due amici. Lui invece è andato a finire diritto al Coroneo, il carcere circondariale di Trieste.

L’ordinanza del gip

La storia personale dell’uomo, è emersa grazie all’interrogatorio con il gip. “Egli (lo sloveno, ndr) – ha annotato Tomassini – ha riferito di abitare a Capodistria, senza tuttavia essere in grado di indicarne la via, e ha palesato uno stato di profondissima difficoltà sotto vari punti di vista. È chiaro, pertanto, che la detenzione a fini di spaccio della sostanza stupefacente fosse, e sia, una necessità, ancor prima che una scelta di natura criminosa. Egli per forza di cose utilizzava la droga come unico possibile mezzo di sostentamento (…). La misura maggiormente adeguata e conforme alla effettiva gravità della situazione, cioè gli arresti domiciliari, è impercorribile per mancanza di un domicilio. Inevitabile, pertanto, l’applicazione della custodia cautelare in carcere”.

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Una scelta difficile

Non è la prima volta che il gip si trova a dover fronteggiare situazioni così difficili. “Mi era successo con uno slovacco che dormiva sui treni. Disse che preferiva stare in cella, che non aveva mai mangiato così bene. E questo trentottenne sloveno, che non ha niente e che non ha nessuno da cui andare, si troverebbe ora nelle condizioni di dover delinquere ancora, o di fare l’elemosina, per sopravvivere. Il fatto incredibile è che questa cosa avviene a Trieste, tra di noi, tre le persone che incontriamo. Non alla periferia del mondo. Io mi domando, allora, la giustizia è roba da ricchi? O aveva ragione Lenin, sul concetto di libertà? “Libertà sì, ma per chi? E per fare cosa?”.

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