Vertice Ue: al terzo giorno di negoziato, intesa rischia di saltare ancora

Il Consiglio europeo straordinario al terzo giorno di trattative rischia di concludersi con un’altra fumata nera. Al vertice è attribuito il compito di decidere sulle modalità del Recovery Fund e sul bilancio Ue 2021-2017. Dopo il duro scontro interno con i Paesi frugali, la situazione sembra ancora stazionaria. 

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(Foto di Dan Kitwood, da Getty Images)

Ieri sera la seconda giornata di incontri al Consiglio europeo si era conclusa con queste parole, durissime, del premier italiano Giuseppe Conte: “L’Europa è sotto ricatto dei Paesi frugali“. Poi ancora: “Quando ci sono alcuni che si arroccano su partite contabili, viene il dubbio che non abbiano la consapevolezza del momento che affrontiamo”. Dopo 12 ore di negoziati distribuiti in tutta la giornata di ieri, i toni si erano alzati, e l’impazienza dei Paesi che vorrebbero un accordo era divenuta sempre più incalzante. Così oggi si è ricominciato con i lavori, ma la situazione non sembra migliorare. Il Consiglio, convocato con il compito di trovare un accordo su Recovery Fund e piano pluriennale Ue 2021-2027, sembra ancora immerso in un gioco di forze stagnante. Per quanto riguarda il Recovery Fund, resta la frenata di Olanda e altri Paesi nordici (Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia). Poi, anche una questione istituzionale: il premier olandese Mark Rutte starebbe premendo per ottenere il potere di veto sui piani di riforma nazionali che gli Stati dovranno presentare per ottenere l’accesso ai fondi.

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Infine, la questione riguardante il rispetto dello Stato di diritto, necessaria per accedere agli aiuti. Una clausola fortemente osteggiata da Ungheria e Polonia. In questo caso, lo scontro riguarderebbe direttamente il premier Rutte (difensore del rispetto del criterio dello Stato di diritto) e il presidente ungherese Victor Orban, il quale avrebbe commentato durante una conferenza stampa: “Non so per quale motivo personale il premier olandese odi me o l’Ungheria. Ci sta attaccando duramente e ha fatto capire che visto che, a suo avviso, l’Ungheria non rispetta lo Stato di diritto deve essere punita finanziariamente. Ma questa è la sua personale opinione e non è accettabile perché ancora sulla situazione dello Stato di diritto in Ungheria non c’è una decisione”. A commentare la questione, dalla parte dell’Olanda, anche il cancelliere austriaco Kurz, che afferma: “Questo è un problema serio perché credo che su questo tema non possiamo scendere a compromessi”.

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“Potrebbe darsi che oggi non venga raggiunto un risultato”

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Attivi, per sbloccare la situazione e instaurare un dialogo collaborativo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. In tre stanno cercando di anticipare l’inizio del dibattito attraverso incontri bilaterali. Per questo, il dibattito vero e proprio potrebbe esser rinviato alle 16. Così in mattinata ha preso avvio l’incontro tra il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. Prendendo la parola, la Merkel ha subito ribadito: le posizioni in gioco sono diverse e contrarie, potrebbe risultare davvero difficile trovare un accordo: “Non posso ancora dire se troveremo una soluzione. C’è molta buona volontà, ma potrebbe darsi che oggi non venga raggiunto un risultato”.

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A premere per l’accordo, anche Macron: “Dobbiamo trovare un compromesso, penso che sia possibile ma questo compromesso non può andare a discapito dell’ambizione europea. E non per principio, ma perché siamo davanti ad una situazione senza precedenti”. Così, il premier Conte avrebbe già incontrato i rappresentanti di Germania, Francia, Spagna e la presidente della Commissione europea per far valere le proprie istanze. Dall’altro lato, anche i Paesi del nord si sono organizzati per un incontro di Stati facenti parte dello stesso schieramento, che ha visto riuniti Mark Rutte, Sebastian Kurz, lo svedese Stefan Lofven. All’incontro avrebbe partecipato anche la premier finlandese Sanna Marin: pur non facendo ufficialmente parte dei Paesi frugali, le sue posizioni sembrano molto vicine alla frangia più cauta sugli aiuti.

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