Salvini, Meloni e Berlusconi scrivono a Conte: “Non sperperi altro denaro”

I tre leader del centro-destra si rivolgono al premier in vista del voto sullo scostamento di bilancio. Salvini, Meloni e Berlusconi chiedono interventi anche sul fronte fiscale e su quello del lavoro.

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Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi scrivono una lettera aperta a Giuseppe Conte. Un testo che presenta una volta e per tutte le richieste e le intenzioni del centro-destra, in vista di una votazione molto delicata. Poche ore dopo il sì del Senato alla proposta della proroga dello stato di emergenza anti-Covid, presto si tornerà a votare in Parlamento. Il richiamo di senatori e parlamentari alle loro scrivanie sarà legato alla proposta di voto sullo scostamento di bilancio. E nella lettera pubblicata da Il Sole 24 Ore, i tre leader dell’opposizione vogliono mettere le mani avanti.

“Oggi il governo ci chiede – si legge all’inizio della lettera – ancora una volta di consentire, in Parlamento, un nuovo scostamento di bilancio. Una misura grave, di fronte alla quale ancora una volta siamo pronti a fare la nostra parte, ma questa volta, signor Presidente del Consiglio, non lo faremo al buio. Non consentiremo che le risorse degli italiani, il denaro dei nostri figli, venga sperperato in operazioni assistenziali – scrivono Salvini, Meloni e Berlusconi – o addirittura clientelari mentre il Paese soffre”.

Nel testo proposto dai tre leader dell’opposizione, si accusa Conte di non essersi “espresso su come l’Esecutivo intenda impiegare queste nuove ingenti risorse”. In tal senso ci si aspetta che il Governo si esponga, in modo da consentire una presa di posizione, in un senso o nell’altro. “Lo decideremo in base alla disponibilità ad accogliere alcune proposte che consideriamo imprescindibili, per restituire una speranza alle categorie economiche in difficoltà”, ribadiscono Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nella lettera.

E poi emerge tutto il rammarico per il secco ‘no’ dato dal Governo sul fronte fiscale. La proposta dell’anno bianco è stata respinta, “anche se alla luce degli scostamenti approvati sarebbero tutte state fattibili”, sottolineano, non senza sarcasmo. E sono due le linee di azione che vengono richieste al governo: l’esenzione, per gli esercenti attività di impresa, arte o professione soggetti agli Indici Sintetici di Affidabilità, dal versamento del secondo acconto IRPEF/IRES per l’anno 2020; e la riduzione del 30 per cento dei coefficienti di calcolo IMU, l’esenzione della predetta imposta per i Comuni con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti e per gli immobili commerciali e produttivi sfitti rientranti nella categoria C.

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La lettera scritta da Salvini, Meloni e Berlusconi si sposta anche sul fronte del lavoro. I tre leader dell’opposizione, “riconosciuta l’esigenza di prorogare la Cig ordinaria e in deroga, le cui scadenze vanno allineate con quelle del blocco dei licenziamenti, consideriamo indispensabile che a tutela del lavoro si intervenga anche con misure che premino gli imprenditori che mantengono i livelli occupazionali”. La proposta del centro-destra riguarda la riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. Soprattutto per le aziende colpite dalla crisi e quelle che non hanno fatto ricorso a licenziamenti.

Sempre su questo tema, i leader dell’opposizione richiedono anche la sospensione del decreto Dignità. Inoltre viene proposta la reintroduzione dei voucher per tutti i settori, compresi i voucher familiari, almeno per tutto l’anno 2020. E poi c’è il tema della giustizia sociale a tenere banco, nella lettera scritta da Salvini, Meloni e Berlusconi. I tre leader del centro-destra chiedono in tale ottica “l’immediata attuazione della sentenza della Corte Costituzionale che chiede l’adeguamento delle pensioni di invalidità”.

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La parte finale della lettera messa a punto dai tre leader del centro-destra, prevede quella che sarà la loro reazione, in base al voto proposto in Parlamento. Salvini, Meloni e Berlusconi scrivono che “se dalla risposta che verrà data alle Camere ci renderemo conto che il voto che ci viene chiesto è destinato ad avere effetti costosi e improduttivi, funzionali soltanto alla ricerca del consenso per i partiti della maggioranza, in questa caso sarà proprio l’interesse nazionale ad impedirci di votare lo scostamento”.

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