Esplosione a Beirut, rasa al suolo parte della città: “Come Hiroshima e Nagasaki”

Una esplosione enorme e devastante ha causato al momento quasi ottanta morti e circa 4mila feriti. Poco chiare ancora le cause: una nave piena di fuochi d’artificio avrebbe innescato la deflagrazione di un deposito di sostanze chimiche.

Due esplosioni, di cui la seconda enorme, hanno raso al suolo parte della capitale libanese, Beirut. Le vittime sono al momento 78, i feriti oltre 4mila, ma sono numeri che paiono destinati a crescere. Gli ospedali della capitale — che sono già sotto pressione per l’epidemia di Covid-19 — sono pieni di feriti, molti dei quali in emergenza. Tra di loro ci sarebbe anche un militare italiano, che da quel che si sa non sarebbe in gravi condizioni. La Croce Rossa libanese ha comunque già comunicato che un numero imprecisato di persone sono ancora sepolte sotto le macerie e intrappolate nelle loro case: ancora, purtroppo, il numero delle vittime sembra lontano dall’essere definitivo. Il premier Hassan Diab ha dichiarato per la giornata di oggi lutto nazionale. Proprio Diab ha parlato di una «catastrofe», aggiungendo che i «responsabili» saranno chiamati a «rendere conto». Il presidente libanese, Michel Aoun, ha convocato per una riunione urgente il Consiglio supremo di difesa. «Ciò che è successo a Beirut ricorda Hiroshima e Nagasaki, nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano», ha invece dichiarato, visibilmente scosso, il governatore della capitale libanese, Marwan Abboud. Alcune immagini diffuse dalle tv locali e sopratutto sui social mostrano prima una densa colonna di fumo bianca alla base della quale si vedono esplosioni secondarie, minori e colorate. Pochi istanti dopo – come si vede nel video – si vede una gigantesca onda d’urto, a forma di fungo che colpisce diversi edifici, facendoli collassare. Svanito il vapore del fungo, resta una altissima colonna di denso fumo rosso-arancione. Intere zone del porto sono state rase al suolo, e balconi e finestre sono collassati in un raggio di chilometri dal luogo dell’esplosione. Centinaia gli edifici danneggiati tra i quali anche il Palazzo Baabda, la residenza del presidente. Il fragore dell’esplosione è stato sentito anche a Nicosia, Cipro, quasi 200 chilometri a nord-ovest della capitale libanese.

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La prima esplosione sarebbe avvenuta, secondo quanto riportato dalle televisioni locali, in un deposito (o in una nave) dove erano stoccati dei fuochi d’artificio, La seconda esplosione, devastate e di proporzioni enormi, sembra invece che si sia originata in un magazzino poco distante. Il ministro dell’Interno ha spiegato che ad esplodere, in questo secondo magazzino, sarebbero stati materiali «altamente esplosivi». Stiamo parlando di «2.750 tonnellate di nitrato di ammonio sequestrate diversi anni fa da una nave», ha spiegato il presidente Michel Aoun, citato dalla Bbc online, dopo la riunione d’emergenza del Supremo consiglio della Difesa nel palazzo presidenziale di Baabda. Materiale esplosivi che, inspiegabilmente, è rimasto in quel deposito. È inaccettabile, ha scritto Aoun in un tweet, che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero tenute immagazzinate in condizioni non sicure. E’ stata avviata immediatamente un’inchiesta per appurare cosa abbia provocato l’esplosione. Secondo quanto comunicato da esperti, le esplosioni di nitrati causano abitualmente colonne di fumi tossici di colore rosso-arancio, come quello visto al porto di Beirut. Non è ancora chiaro perché quel materiale fosse conservato così vicino al porto, né che cosa fosse esattamente il deposito o per che cosa fosse usato, e sopratutto come mai fosse così poco protetto. Secondo quanto riportato da organi di stampa, quel magazzino era utilizzato dal 2014.  L’ambasciata degli Stati Uniti a Beirut ha invitato coloro che si trovano nell’area dell’esplosione a «rimanere al chiuso e a indossare maschere se disponibili» perché è segnalata la presenza gas tossici. Il terribile scoppio al porto è avvenuto mentre il Libano attraversa una delle più gravi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni, e mentre si alzano le tensioni tra Israele e il gruppo sciita Hezbollah. Poco dopo l’esplosione, le autorità israeliane hanno precisato di «non avere nulla a che vedere» con quanto avvenuto. Il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi ha dichiarato che l’esplosione sarebbe stata «un incidente», causata da «un incendio». Diversi Paesi — dalla Francia alla Gran Bretagna, dagli Usa all’Iran, a Israele — hanno offerto aiuti. Il premier italiano Giuseppe Conte ha detto che l’Italia «farà tutto quel che le è possibile per sostenere» il popolo libanese; il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha espresso «il nostro profondo cordoglio» per quanto accaduto. Dirigenti militari Usa pensano che l’esplosione a Beirut sia stata un attacco, una bomba di qualche tipo: lo ha espresso chiaramente Donald Trump in una conferenza stampa alla Casa Bianca. L’esplosione ed il conseguente disastro arriva, oltre che in piena emergenza coronavirus, anche tre giorni prima del verdetto del Tribunale dell’Aja sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005: un attentato in cui morirono oltre 20 persone.

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