Genitori pedofili, figlia concepita per abusarne sessualmente

Due genitori sono stati condannati per aver abusato sessualmente della figlia. Il padre, 40 anni, condannato a 9 anni, la madre a 6 anni. Nelle motivazioni il giudice conferma la tesi della Procura: ecco i passaggi-chiavi della sentenza.

Genitori pedofili, figlia concepita per abusarne sessualmente

È successo a Grosseto, dove due genitori sono stati condannati lo scorso giugno in abbreviato dal gip di Firenze per aver abusato sessualmente della figlia. In particolare, il padre della piccola è stato condannato a 9 anni di reclusione, mentre la madre a 6 anni per aver concepito la bambina al fine di abusarne e farla diventare il loro oggetto sessuale. Questa, che era solo un’ipotesi dei pm, ovvero l’idea che la coppia avesse deciso di avere una figlia solo per soddisfare su di lei le proprie pulsioni, viene riconosciuta come molto probabile anche nelle motivazioni della sentenza. In una delle conversazioni WhatsApp trovate sui loro cellulari, scrive il giudice Gianluca Mancuso, la donna sembra alludere al fatto che la bambina “sia stata concepita per soddisfare fantasie sessuali. Una circostanza senza dubbio inquietante che pare essere confermata da molti messaggi nei quali l’uomo ripetutamente manifesta la voglia di avere rapporti sessuali con la bambina”.

Nel processo è stata condannata a 6 anni anche un’altra donna, residente nella provincia di Reggio Emilia, accusata di aver abusato della propria figlia di 1 anno e del fratellino più grande per soddisfare le richieste del quarantenne di Grosseto, in cambio di denaro. Proprio in una conversazione tra i due il giudice trova un’ulteriore conferma dell’ipotesi che l’uomo abbia deciso di avere una figlia solo per farne l’oggetto dei propri abusi: “C’è una mia amica che vuole che la metto incinta, vuole avere una bambina per poi farmici giocare”.

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Il quarantenne della provincia di Grosseto, già arrestato in passato sempre per reati pedopornografici, avrebbe abusato della figlia in almeno tre occasioni. Episodi avvenuti sempre con la complicità della madre della piccola, diventata all’epoca dei fatti sua ex compagna, che gli avrebbe inviato più volte per WhatsApp foto pedopornografiche della bimba. L’uomo, difeso dall’avvocato Alberto Bancalà, le ha anche inviato via WhatsApp un manuale trovato sul web su come adescare bambini, dal titolo “Come praticare l’amore bambino”, definita dal giudice Mancuso “una guida per la formazione dell’adulto pedofilo”. Un manuale che, dopo una prima parte teorica in cui si definiscono normali i rapporti sessuali con i bambini, scende nel dettaglio e spiega come abusare delle piccole vittime senza lasciare segni, in modo da non essere scoperti. La donna risulta incensurata, così come l’altra madre residente a Reggio Emilia. Quest’ultima, come spiega il giudice, ha agito per denaro, alcune centinaia di euro per volta. Dal 2011, quando la figlia più piccola aveva solo 1 anno, ha inviato al quarantenne immagini degli abusi da lei stessa commessi verso i figli, sempre in cambio di soldi e in una delle chat WhatsApp finite nella mani della polizia postale, i due si accordano addirittura sul tipo di oggetti da usare per la commissione degli abusi. “La donna ha partecipato volontariamente al piano perverso arrivando a creare una vera e propria libreria pedopornografica avente a oggetto i propri figli minori pur di accontentare le richieste dell’uomo e di avere la speranza di ottenere dallo stesso le regalie tanto promesse”: afferma il giudice Mancuso, convito che di tutto questo orrore il vero protagonista e regista in grado di manovrare le due donne in modo tale da soddisfare le sue perverse pulsioni sessuali sia il quarantenne. Tuttavia, prosegue Mancuso, la ex compagna “non può certo considerarsi una vittima delle sue manovre, in quanto anche lei, consapevolmente, ha assecondato le sue richieste”.

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