Aggrediscono brutalmente giovane violinista: erano 15 contro 1

Aggrediscono brutalmente giovane violinista: erano 15 contro 1. Un pestaggio senza senso con la scusa di una sigaretta

Aggrediscono brutalmente giovane violinista: erano 15 contro 1
Aggrediscono brutalmente giovane violinista: erano 15 contro 1

Un pestaggio brutale e senza senso quello subito nella notte tra sabato 19 e domenica 20 settembre verso le 3:30 di notte da Raul Rao, 25 anni, venezuelano, in pieno centro a Torino. Il giovane violinista e studente del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, stava tornando a casa dopo che, come spesso accade,  suona nei weekend nei locali del centro. Mentre  attraversava via Po, improvvisamente si è trovato di fronte “una quindicina di persone, ragazzi e ragazze che avranno avuto tra i 20 e i 25 anni“, come ha raccontato a La Stampa.

Un ragazzo del gruppo gli chiede con insistenza una sigaretta anche se Raul risponde più volte: “Non ho niente, mi dispiace”. Il ragazzo insiste ancora e comincia a urlare, poi dal nulla gli tira un calcio alla schiena. “Ha continuato a colpirmi. Sul petto, sul volto. Ho tentato di coprirmi il viso con le braccia”, continua Raul, attirando l’attenzione del branco che si muove verso di loro. “Ho visto che i suoi amici iniziavano a correre. Ho pensato volessero aiutarmi, che volessero fermare quell’uomo che sembrava drogato o ubriaco. Sono stato un ingenuo“.

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Invece di aiutarlo si sono uniti all’aggressore accanendosi sul giovane Raul steso a terra. “Sembravano divertiti”, racconta il giovane. Poi, uno dei giovani del branco ha tirato fuori un manganello dal suo zaino e ha colpito il violinista alla testa, causandogli una ferita alla tempia. “Ad un certo punto, non so neanche io come, sono riuscito a divincolarmi e a fuggire“. Raul ha poi telefonato a un amico che lo ha ospitato e nascosto in zona. “Non ho chiamato subito la polizia, perché al mio paese i poliziotti non sempre sono d’aiuto“, spiega il violinista.

Raul si è poi fatto medicare all’ospedale Mauriziano e ha sporto denuncia. Restano shock e rabbia ma Raul non smette di aver fiducia nel luogo che ora è la sua casa:”Dopo questo episodio, sono stato male. Ma Torino, ormai da due anni, è la mia città“.

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