Operazione contro la Sacra Corona Unita, 13 misure cautelari

Mafia: operazione contro la Sacra Corona Unita nel Brindisino, misure cautelari per 13 persone. Appartenevano alla frangia storica facente capo al clan Campana, estorsioni e intimidazioni nel mirino degli inquirenti

Sacra Corona Unita, pioggia di arresti nel brindisino, foto di repertorio – meteoweek.com

 

La Polizia di Stato di Brindisi sta eseguendo 13 misure cautelari nei confronti di appartenenti all’associazione mafiosa “Sacra Corona Unita” e nello specifico a quella frangia storica facente capo al clan Campana, attiva sul territorio brindisino. All’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, stanno prendendo parte oltre 100 persone, tra agenti della Polizia di Stato della Questura di Brindisi, coadiuvati da numerosi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Puglia, personale del IX Reparto Volo di Bari.

L’attività investigativa ha consentito di monitorare soggetti e vicende delittuose in un contesto associativo di stampo mafioso operante oltre che nel capoluogo in tutta la provincia. In particolare, tutti gli elementi acquisiti hanno permesso di dimostrare l’attuale operatività in questo territorio dell’associazione mafiosa nella commissione di una serie di reati con particolare riferimento alle estorsioni, avvalendosi di un rinsaldato controllo del territorio e dell’assoggettamento delle vittime al modus operandi particolarmente intimidatorio dei consociati.

Le indagini della Polizia e l’operazione ‘Old Generation’

Le indagini sono iniziate dopo alcuni episodi intimidatori avvenuti a Brindisi e provincia nel 2015 e, attraverso intercettazioni e pedinamenti, i poliziotti della Squadra mobile di Brindisi sono riusciti a scoprire tutta la struttura gerarchica del clan mafioso. Al contempo, sono stati individuati i vari ruoli e i nuovi assetti. Con la forza dell’intimidazione e dell’assoggettamento, gli affiliati, negli anni, sono riusciti ad avere tutto il controllo del territorio, dei negozi e delle attività produttive.

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Le vittime per paura non hanno mai denunciato alle Forze dell’ordine le aggressioni subite.
Il capo clan, sebbene in carcere, è riuscito a mantenere i contatti con gli affiliati anche attraverso la compagna che si recava regolarmente in carcere a fare visita al boss.
I profitti derivanti dalle estorsioni alle attività commerciali e agli imprenditori servivano per assicurare il supporto economico agli affiliati detenuti e alle loro famiglie. Durante l’operazione sono stati impegnati anche equipaggi dei Reparti prevenzione crimine di Lecce e Bari, del Reparto volo di Bari e della Polizia scientifica della questura di Brindisi.

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