Omicidio Lecce, il pm: Antonio De Marco avrebbe potuto uccidere ancora

L’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, Antonio De Marco, si trova ora in isolamento. Secondo la procura avrebbe potuto uccidere ancora. Intanto lui ribadisce di esser pentito e che “non lo rifarebbe”.

antonio de marco - meteoweek.com

Antonio De Marco, l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, si dice pentito, dice che non lo rifarebbe. Eppure la procura non sembra convinta, anzi sostiene che il killer avrebbe potuto uccidere ancora. Ad affermarlo è direttamente il pm di Lecce Maria Consolata Moschettini, che nel decreto di fermo riporta le motivazioni dietro l’arresto che “fanno ritenere assai probabile il pericolo di recidiva, in considerazione dell’estrema pericolosità dell’indagato”. Antonio De Marco era il coinquilino delle vittime uccise brutalmente a coltellate lo scorso 22 settembre. Ha 21 anni, è di Casarano, ed è studente di Scienze Infermieristiche all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. “Il ragazzo che è stato fermato ha abitato qui per un po’. Lo conoscevo solo di vista, non sapevo nemmeno come si chiamasse, non ci ho mai parlato, solo buongiorno e buonasera quando ci incrociavamo. Non so per quanto tempo abbia vissuto qui, sicuramente questa estate si è visto più volte”, ha raccontato all’Adnkronos uno dei residenti della palazzina di via Montello.


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Stando a quanto emerso, De Santis gli aveva chiesto di lasciare la stanza nella quale abitava ormai da una decina di mesi, all’interno dell’appartamento in cui Daniele ed Eleonora erano andati a convivere. Poi l’assassinio operato da De Marco: l’irruzione mentre i due cenavano e il bagno di sangue. Un omicidio commesso con lucida follia. A dimostrazione della premeditazione, in tutto cinque bigliettini persi dal killer sul luogo degli omicidi, che annotano il cronoprogramma del delitto. All’interno dell’abitazione di De Marco, poi, è stato recuperato un ulteriore bigliettino manoscritto, che contiene calcoli sul tempo necessario per portare a termine il delitto e un piano di torture da infliggere ai due prima di ucciderli, la cancellazione delle tracce tramite varechina e soda, e infine il ritorno a casa. Tempo necessario: un’ora e mezza (in realtà Marco ha impiegato molto meno).

“Spietatezza e totale assenza di compassione verso il prossimo”

Omicidio Lecce - meteoweek.com

Antonio De Marco avrebbe poi confessato tutto dopo il fermo. Su di lui pende l’accusa di duplice omicidio, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Il ragazzo, attualmente in isolamento anche per le norme anti-Covid, avrebbe affermato affranto: “Mi dispiace per quello che ho fatto, sono pentito e non lo rifarei“. Eppure non convince gli inquirenti, che parlano di “spietatezza e totale assenza di compassione e pietà verso il prossimo”, ragazzo “insensibile ad ogni richiamo umanitario” e ancora “inquietante meticolosità nel descrivere il cronoprogramma dei lavori”. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, De Marco, dopo lunghe torture e l’uccisione, aveva intenzione di cancellare ogni traccia, compresi i corpi di Daniele ed Eleonora: voleva farli a pezzi e scioglierli nell’acqua bollente e nella soda.


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A surrogare questo profilo del killer, quindi, anche il piano riguardante l’uso striscette di plastica e soda, come sottolineato dal sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini nel decreto di fermo redatto con il procuratore capo Leonardo Leone de Castris e dagli aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmi Cataldi: “La sproporzione tra la motivazione del gesto e l’azione delittuosa è ulteriore elemento tale da fare ritenere che quest’ultima sia stata perpetrata per mero compiacimento sadico nel provocare, con le predette modalità, la morte della giovane coppia. Non si spiega se non nella direzione, l’azione in un contesto di macabra ritualità la presenza di oggetti non necessari per provocare la morte della giovane coppia (striscette, soda, etc…). A tale riguardo giova altresì evidenziare come sul copricapo sia stata disegnata con un pennarello nero una bocca, quando ciò non risultava necessario nell’economia e consumazione del reato”. Da quest’insieme di elementi emergerebbe il timore degli investigatori su un comportamento omicida recidivo, poi confermato da colleghi di tirocinio e studenti del suo corso. Stando a quanto riportato dal Corriere, anche loro credono che De Marco avrebbe potuto uccidere ancora, e senza un movente specifico. O piuttosto, con un movente sproporzionato rispetto all’enormità dell’atto. Nei confronti dell’omicidio ai danni degli ex coinquilini De Marco avrebbe già confessato: “Mai deriso od offeso da Daniele ed Eleonora, nessun innamoramento. Ero rabbioso perché erano felici”.

 

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