Coronavirus, torna il contagio al Pio Albergo Trivulzio di Milano

Mentre a Milano sale la minaccia coronavirus, si rinnova la preoccupazione per le Rsa: al Pio Albergo Trivulzio torna il contagio, e la struttura attualmente registra 14 ospiti e 5 dipendenti positivi. Stessa cosa per l’ospedale Galeazzi, che invece registra 21 dipendenti positivi. Il virologo Pregliasco: “Da noi 21 colleghi positivi e altri in quarantena perché contatti stretti”.

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(Da Getty Images)

Torna il terrore Covid anche all’interno del Pio Albergo Trivulzio, mentre tutt’intorno i contagi aumentano rapidamente. La struttura che durante la prima ondata aveva registrato un alto tasso di mortalità e di contagi, tanto da finire al centro di un’inchiesta, sembra riavvicinarsi all’incubo di qualche mese fa, seppur con proporzioni diverse: 14 ospiti del Pio Albergo Trivulzio sono risultati positivi al Covid, a seguito degli esami di screening effettuato nella settimana dal 12 al 16 ottobre. A riportare i dati, il bollettino pubblicato sul sito dell’istituto. Insieme ai 14 pazienti, inoltre, sarebbero risultati positivi anche 5 dipendenti. Nella nota è possibile leggere: “Stante l’incremento della curva epidemica a Milano, i ricoveri in cure intermedie sono temporaneamente sospesi sino al 25 ottobre e le palestre nelle sezioni di degenza sono temporaneamente chiuse”. Poi la struttura informa: 11 dei 14 positivi sono pazienti ricoverati nel reparto Cure intermedie: ora queste persone “sono già state inviate presso strutture ospedaliere”. Si aggiungono agli 11: un paziente della Rsa del Pat risultato “debolmente positivo” e trasferito in una struttura ospedaliera; e due ospiti della comunità del Pat. Per quanto riguarda i dipendenti risultati positivi, invece, si tratta di tre lavoratori del Pat e due della struttura di Merate (Lecco), questi ultimi due “non in servizio, isolati al domicilio”.

Preoccupa, poi, anche l’Irccs Galeazzi di Milano. Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario della struttura, avrebbe fatto sapere: “In questo momento abbiamo, su 500 persone, 21 positivi a Sars-CoV-2 tra gli operatori sanitari e colleghi dell’amministrazione. In quarantena un’altra dozzina considerati contatti stretti”. Poi Pregliasco ci tiene a specificare: sembrerebbe che la positività sia stata acquisita “non sul lavoro, ma nella vita comune e questa è la constatazione drammatica di quello che sta succedendo a Milano”.


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Intanto l’Rsa Virgilio Ferrari del Corvetto, stando a quanto emerso nella giornata di ieri sul Giorno, si sta già organizzando come possibile per fronteggiare eventuali futuri casi di positività: “Stiamo pensando di ripristinare le visite, che saranno senza ingresso: il parente, che starà in giardino, potrà vedere l’anziano attraverso una vetrata”. Nuovi casi Covid sono invece stati registrati nella Rsa Il nuovo focolare di Casoretto. Il responsabile Gianluca Mazzoleni fa sapere: “Abbiamo avuto i primi casi positivi in questa seconda ondata, continuiamo a isolarli, insieme ai casi sospetti, seguendo le linee guida di Regione”. Insomma, al momento la situazione sembra sotto controllo, grazie anche all’effettuazione di test a tappeto su tutti gli ospiti della struttura.

“Servono interventi, non possiamo aspettare nemmeno un minuto”

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(Da Getty Images)

Intanto l’esterno delle Rsa, la città metropolitana di Milano, sembra avvicinarsi sempre più a un terrificante déjàvu. A mostrare preoccupazione anche il professor Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. In apprensione per il rapido aumento dei contagi, ad Agorà l’esperto avrebbe affermato: “A marzo temevo moltissimo la ‘battaglia di Milano’, che fu risparmiata dal relativo tempestivo lockdown dell’altra volta. Ora, invece, stiamo per averla”. Il rischio che la città sta correndo “ora deriva in parte dal fatto che Milano ha molta più gente suscettibile a infettarsi e che le persone si sono mosse in maniera intensiva d’estate. Poi c’è stata la ripresa di numerose attività”. Per Galli la via è una e una sola: applicare immediatamente tutte le strette necessarie per evitare un lockdown generalizzato tra poco. Ma questo richiede una gestione centralizzata dell’emergenza e allo stesso tempo l’impegno di tutti: ”Sono rammaricato da questa  continua riduzione a scontro tra componenti politiche diverse su una questione che necessita assolutamente di una catena di comando possibilmente unica, altrimenti siamo alla confusione totale. E servono interventi che non possono essere rimandati nemmeno di un minuto, interventi che dovevano esserci già da 15 giorni, come il coprifuoco“. Chiarezza nella presa di decisioni, però, non vuol dire applicare una stessa misura a tappeto, su tutto il territorio nazionale.


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Secondo Galli sarebbe necessaria “un’articolazione differenziata a seconda di determinate aree” individuando le situazioni “dove si annidano i problemi principali, dai trasporti alle movide. Facciamolo in modo collaborativo ma cerchiamo di farlo presto per evitare morti inaccettabili da qualsiasi punto di vista e confermo la frustrazione da parte di chi, come me, questi morti li vede”. Poi Galli conclude: “Ci si deve rimboccare molto le maniche per organizzare gli interventi negli ospedali”, cosa che “è in atto con impegno e frustrazione da parte del personale sanitario che sperava di non ritrovarsi di nuovo calato in questo incubo”.

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