Proteste Dpcm: 28 persone in procura per i disordini di Milano

La loro posizione è al vaglio degli investigatori per i provvedimenti a loro carico. Alla protesta hanno partecipato alcune centinaia di persone.

28 persone in questura proteste dpcm milano

Sono 28 le persone che sono state accompagnate in questura a Milano in seguito degli incidenti di ieri sera a Milano durante una manifestazione non autorizzata contro i provvedimenti per il contenimento del coronavirus. La loro posizione è al vaglio degli investigatori per i provvedimenti a loro carico. Alla protesta hanno partecipato alcune centinaia di persone e gli autori dei disordini sarebbero in particolare giovanissimi. Tredici dei denunciati sono minorenni, tra questi alcuni hanno piccoli precedenti. Diciotto sono italiani e dieci stranieri. Denunciata anche una ragazza anarchica mentre i restanti non sono riconducibili a gruppi conosciuti.

La conta dei danni

Danni soprattutto a dehors di locali, monopattini e biciclette a noleggio, a un tram, mentre è stata scagliata una bottiglia incendiaria contro un’auto della Polizia locale che non è stata colpita.

28 in procura a Milano per le proteste contro il dpcm

Chi sono i violenti di Milano

Ultras, militanti di destra ma soprattutto ventenni delle periferie senza alcuna pianificazione strategica. Era questa la composizione dei contestatori che ieri sera hanno preso d’assalto il centro di Milano sull’onda delle proteste contro le misure anti Covid che stanno dilagando in tutto il Paese. In strada non c’erano sigle politiche precise ma anche con le mascherine e i cappucci erano riconoscibili esponenti di diversi gruppi di destra che, soprattutto nella prima fase lungo corso Buenos Aires, hanno avuto un ruolo di coordinamento e di gestione della piazza.

Rimessi in riga dagli adulti

Quando i più giovani, sull’onda di una frenesia distruttiva hanno iniziato a lanciare transenne, rovesciare cestini dei rifiuti e danneggiare i dehors dei locali, alcuni “adulti” li hanno presi letteralmente a schiaffi ordinandogli di restare nei ranghi. “I negozi non si toccano, siamo qui per altro”, hanno urlato in diversi momenti. “A spaccare i vasi siete uomini, vero?!”, ha tuonato uno di loro, alto in grado nella gerarchia di piazza a vedere come era ascoltato e rispettato. E se non ci fossero stati questi anticorpi interni le vetrine di tutto il corso sarebbero state vandalizzate.

28 in procura a Milano per le proteste contro il dpcm
Le proteste a Torino, le vetrine rotte

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Come una sorta di servizio d’ordine, alcuni passavano a sollevare ciò che era stato abbattuto, a liberare la strada dalla confusione lasciata dal corteo. La vera novità di ieri sera sono i più giovani, nordafricani di seconda o terza generazione che comunicavano in arabo, si davano la carica a vicenda in perfetto milanese e cantavano in gruppo slogan francesi tipici delle banlieue. Per molti di loro era la prima manifestazione, non sapevano neppure distinguere i lacrimogeni dallo spray al peperoncino. Eppure è stata la parte più attiva, violenta e pericolosa perché davvero imprevedibile. A fare da cerniera tra i due mondi c’erano gli ultras, non solo di Inter e Milan. La polizia ha scelto di non arrivare mai allo scontro fisico, è rimasta sempre a distanza dal fronte, decidendo di contenere e disperdere la folla con un massiccio uso di lacrimogeni. Una strategia che alla fine è risultata vincente.

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