A Bologna la protesta di baristi e ristoratori: “Tu ci chiudi, tu ci paghi” | VIDEO

Anche Bologna si è mobilitata. La manifestazione, che ha avuto luogo in piazza Maggiore il 28 ottobre, ha coinvolto baristi, ristoratori, titolari e dipendenti, tassisti, proprietari di palestre. Tutti uniti contro le misure introdotte dal Dpcm del 25 ottobre.

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“Non siamo criminali, vogliamo solo lavorare”. E’ questa la frase urlata dai manifestanti che sono scesi in piazza Maggiore il 28 ottobre per protestare contro le strette del nuovo Dpcm. La manifestazione è stata organizzata dai gestori dei pubblici esercizi coordinati dalla Fipe-Confcommercio, per ricordare “il valore economico e sociale del settore e chiedere alla politica un aiuto per non morire”. La nuova misura, che prevede la chiusura alle 18:00 per bar e ristoranti, scatena preoccupazione e rabbia. Ma i toni restano civili, si scansa ogni tipo di azione violenta: “Chi spacca le vetrine è contro di noi“, si sente dal megafono. Per terra, sul pavimento del Crescentone, tovaglie, piatti, calici e posate in segno di protesta. In aria, un coro all’unisono che chiede le dimissioni del premier Conte. Insieme sono circa in 500. Tante le categorie di lavoratori che hanno preso parola: titolari, proprietari di palestre, lavoratori di sagre, dipendenti del settore della ristorazione. Tante le storie, ma su un punto sono tutti d’accordo: “Tu ci chiudi, tu ci paghi“.


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Lo ripete anche Giovanni Favia (intervistato in video), ristoratore titolare del Va mo la ed ex consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: “La prima preoccupazione è per i miei dipendenti: la cassa integrazione è da fame, ancora meno del reddito di cittadinanza. Non siamo criminali che spaccano le vetrine, chiediamo solo di potere lavorare”. Insomma, per chi ha uno sguardo dall’interno sui costi della ristorazione, i 5 miliardi messi a disposizione dal governo sono briciole inutili, se posti di fronte alla dura realtà di un intero settore che rischia di collassare su sé stesso. Il decreto Ristori prevede, infatti, indennizzi per tutte le attività più colpite dalle misure: a cinema, teatri, ristoranti, palestre, piscine andranno indennizzi del 200% rispetto a maggio scorso. A bar pasticcerie, gelaterie contributi del 150%. Inoltre il governo ha prorogato di sei settimane la cassa integrazione Covid, misura legata anche al nuovo stop ai licenziamenti fino al 31 gennaio 2021. Ma dalla piazza ribadiscono: erano briciole gli aiuti elargiti per il primo lockdown, restano briciole quelli previsti dal decreto Ristori. Solo che ora hanno tutti più fame.

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