La paura di assumersi la responsabilità: il difficile accordo Governo-Regioni

Il nuovo Dpcm potrebbe slittare: nessuno vuole assumersi la responsabilità di dichiarare il lockdown, limitato o generalizzato che sia.

La paura di assumersi la responsabilità: il difficile accordo Governo-Regioni
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

Un accordo difficile. È quello che si sta cercando tra il Governo e le Regioni con l’obiettivo di presentare ai cittadini in giornata – lunedì 2 novembre – il nuovo Dpcm con le misure di contenimento del coronavirus. Ma c’è un problema: nessuno vuole avere l’ultima parola. L’esecutivo pensa che la soluzione migliore sia fornire delle linee guida nazionali e lasciare che le norme più restrittive, come il lockdown, vengano attivate solo nelle zone in cui i contagi crescono in modo incontrollato e il sistema sanitario viene messo in difficoltà. Le Regioni, al contrario, vorrebbero che il Governo si prendesse la responsabilità di dichiarare la chiusura di alcune aree del Paese. Il timore dei governatori forse è di fare la fine del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che si è ritrovato Napoli a ferro e fuoco dopo aver dichiarato il lockdown regionale.

Il braccio di ferro Governo-Regioni

Il braccio di ferro Governo-Regioni continua mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte passa da un incontro all’altro, cercando di trovare una quadra per il nuovo Dpcm. Nella riunione di questa mattina con i capidelegazione, intanto, si sarebbe deciso che nel provvedimento verrà inserito il coprifuoco nazionale alle 21. E sarebbe il primo di tanti compromessi che amministrazioni locali e Governo nazionale devono raggiungere. Le Regioni, infatti, avrebbero voluto una chiusura nazionale dalle 18, mentre l’esecutivo puntava su restrizioni limitate nelle aree in cui l’indice di contagio è più alto.

La paura di assumersi la responsabilità: il difficile accordo Governo-Regioni
Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie. Credit: Francesco Boccia Facebook

L’appello di Boccia

Dunque un primo nodo sembra essere sciolto. Anche se il Comitato tecnico scientifico (Cts), a quanto si apprende da fonti della maggioranza, non sarebbe d’accordo preferendo invece il coprifuoco alle 18 per tutto il Paese. A richiedere la collaborazione delle Regioni è il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, con un post sulla sua pagina Facebook. “L’appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che da Brescia ci invita a lavorare nell’interesse esclusivo del Paese è il faro che continua a guidare il lavoro che le istituzioni ai vari livelli stanno portando avanti. Ringrazio presidenti e sindaci per la costruttiva disponibilità a collaborare andando anche oltre le proprie opinioni politiche. Così si dà un senso pieno e compiuto alla parola Istituzione”, ha scritto ieri, domenica 1 novembre.

Il discorso di Conte alla Camera

Nel frattempo, nella mattinata di lunedì 2 novembre, Conte è intervenuto alla Camera dei Deputati. All’inizio del suo discorso ha sottolineato l’intenzione di prendersi le sue responsabilità. “Il governo – ha detto il premier – è sempre stato e sempre rimarrà consapevole della piena responsabilità di fronte a ogni decisione per la salvezza del paese“. Poi ha illustrato la soluzione a cui si è riusciti ad arrivare nelle ultime ore: “Saranno individuate tre aree a seconda del livello di rischio: ognuna fascia avrà delle misure restrittive già previste. L’inserimento di ogni Regione in una delle tre aree avverrà con ordinanza del ministro della Salute. Sarà possibile, ovviamente, per ogni Regione passare da una fascia all’altra, se ci sono le condizioni perché questo avvenga”.

L’esecutivo, quindi, alla fine ha ceduto. Sarà il Ministero della Salute a decidere quali zone passeranno da un’area all’altra a seconda del livello di rischio presente nella Regione. Alle amministrazioni locali, d’altro canto, resta la possibilità di richiedere il passaggio da una fascia all’altra.

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