Tre commissari della sanità in dieci giorni: la tragicommedia in Calabria

Tre commissari della sanità in dieci giorni. È questa la tragicommedia andata in scena in Calabria: Cotticelli, Zuccatelli, Gaudio e un Gino Strada-jolly. Chi per errori di gestione, chi per passate dichiarazioni, chi “per la moglie”, ognuno di questi nomi è stato cassato dalla lista dei papabili commissari in Calabria. Intanto nel governo cresce l’imbarazzo. 

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Motivazioni diverse, scenari diversi, persone diverse, ma l’immagine generale che emerge dalla gestione delle nomine in Calabria è evidente: una tragicommedia. L’ultima puntata è quella della rinuncia di Gaudio – ex Rettore della Sapienza e ultima figura individuata per compensare ai fallimenti precedenti – che spiega: “Ho detto al presidente che non potevo accettare per motivi personali e familiari”. Fatto fuori anche l’ultimo ipotetico commissario ad acta, il governo dovrà ora pensare a un altro nome. Nel frattempo gli occhi di tutta Italia sembrano puntati su una vicenda che ha dell’irreale, se vista da fuori. Se vista da dentro, ha diversi nomi: impaccio governativo, una sanità in forte difficoltà (e con importanti infiltrazioni mafiose) e scelte sbagliate.

Prima puntata: Cotticelli e il piano anti-Covid fantasma

D’altronde, che la situazione avesse connotati tragicomici era già evidente nella prima puntata, quella riguardante l’ormai ex commissario della Sanità Cotticelli. Il 7 novembre Saverio Cotticelli rilascia un’intervista per la trasmissione Titolo V. Durante l’intervista gli viene chiesto dove fosse il piano anti-Covid. Cotticelli risponde: non è di mia competenza, ho chiesto anche al governo ulteriori informazioni in merito, ho il documento-risposta del governo. L’intervistatore gli chiede allora di leggerlo. E lì, seduta stante, Cotticelli “scopre” che la realizzazione del piano anti-Covid era sua responsabilità. Il giorno dopo interviene Conte, che ribadisce l’esigenza di sostituire Cotticelli. L’ex commissario alla Sanità lo anticipa e presenta le dimissioni. Cotticelli, ex carabiniere in pensione, era stato nominato dal Conte uno il 7 dicembre 2019 ed era arrivato in Calabria agli inizi di gennaio. Ma chi lo aveva designato? L’allora ministro dell’Economia Tria, insieme all’allora ministra della Salute Grillo, di concerto con la ministra degli Affari Regionali Stefani. Stando a quanto riportato dall’Uffpost, a questi nomi andrebbe aggiunto un altro nome: quello di Pierpaolo Sileri, attuale vice ministro della Salute (con forte apprezzamento da parte di Nicola Morra). Tutto bene – ma anche no – fino alla fatidica intervista.

Seconda puntata: Zuccatelli e l’inutilità delle mascherine

Poi la seconda puntata della tragicommedia: Zuccatelli. Già presidente dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aveva già avuto diversi incarichi manageriali in Emilia Romagna, in Abruzzo, in Campania e nelle Marche. Poi la Calabria, nella quale aveva già assunto il ruolo di commissario straordinario dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e dell’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro. Zuccatelli – tecnico da sempre vicino all’area di Liberi e Uguali – è stato designato dal ministro della Salute Roberto Speranza, non a caso. Un curriculum di rispetto e un uomo di fiducia, si sperava. Ma in questo caso, più che l’incompetenza, a macchiare il suo nome è stata una dichiarazione rilasciata a maggio sull’inutilità delle mascherine. A maggio, non all’inizio dell’epidemia. Forse non è la persona giusta per gestire la sanità calabrese in piena emergenza Covid, si è pensato. E così si chiude il sipario anche su questa seconda puntata.


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Terza puntata: Gaudio indagato e Gino Strada sì, Gino Strada no? 

Spunta il nome di Gaudio. Ma, contestualmente, anche il nome di Gino Strada, sostenuto soprattutto dall’area grillina. A sorpresa, visto che a marzo, quando spuntò fuori per la prima volta il nome di Gino Strada associato all’emergenza calabrese, l’area grillina (Sileri in primis) si concentrò soprattutto nel sostegno a Cotticelli. A Gino Strada i 5 Stelle non piacciono. Resta storica la sua descrizione del governo gialloverde: “Quando si è governati da una banda dove la metà sono fascisti e l’altra metà sono coglioni non c’è una grande prospettiva per il Paese”. Ma per il fondatore di Emergency non è una questione di simpatie politiche e personali. Tant’è che viene contattato dal governo, che cerca di tastare il terreno. Gli viene chiesto se sia disponibile a dare una mano in Calabria, in maniera generica, senza far riferimento alla nomina da commissario.

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Gino Strada dice di esser disponibile a dare una mano in campo medico, ma senza entrare nel teatrino dei giochi politici e burocratici. I giorni passano, una proposta vera e propria non viene formalizzata, e ricomincia quel teatrino che Strada non avrebbe voluto vedere: i 5 Stelle che lo invocano a gran voce alla guida della Calabria (soprattutto Nicola Morra), e la diceria di un tandem con Eugenio Gaudio (ex rettore della Sapienza e candidato al ruolo da commissario). Ma Gino Strada ancora non ne sa niente. Viene chiesto a Eugenio Gaudio di fare da commissario. Nel frattempo, esce fuori una notizia: l’ex rettore della Sapienza è indagato a Catania in un’inchiesta sui concorsi in università. Ma, stando a quanto riportato da Palazzo Chigi, la Procura propende per l’archiviazione. Intanto però la notizia è uscita fuori. Eugenio Gaudio rinuncia all’incarico, forse per questo motivo, forse per altro, adducendo motivi famigliari. Conte si assume la colpa, ma a metà: “È colpa mia, ma i ministri sapevano”. Ora Gino Strada avrà il ruolo di consulente, collaborerà con la Protezione Civile.


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Titoli di coda

Sono vicende che non possono essere spiegate con un’unica motivazione, storie diverse da cui però emergono due evidenze: l’esistenza di un territorio difficile (e questo già lo sapevamo) e l’imbarazzo del governo nel gestirlo nella maniera adeguata. Il tutto viene svelato in maniera tragicomica dallo zoom sulla situazione locale – indimenticabile Cotticelli che chiede all’usciere quanti posti in terapia intensiva ci siano. Ma la tragicommedia emerge anche se si guarda alle posizioni dei piani alti. Lì si sbandiera il nome di Gino Strada in qualità di Salvatore della Patria. E lo si fa senza rispetto, senza comunicare con il diretto interessato. E lo si fa, forse, anche perché non si sa bene quale sia il problema della Calabria, o forse perché si fa finta di non conoscerlo. Allora si passa dall’ex carabiniere “negligente”, al manager, al missionario, brancolando nel buio. Forse bisognerebbe individuare i problemi, poi una professione, e infine un nome. Non il contrario.

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