Festività, atteso nuovo Dpcm. Ma quanto vale il Natale in termini economici?

Il governo è al lavoro per definire le misure di contenimento da adottare durante le festività natalizie. L’ipotesi è di imporre un divieto di apertura degli impianti sciistici fino a gennaio, la quarantena obbligatoria per chi torna dall’estero, una provvisoria riapertura dei centri commerciali e un probabile spostamento dell’orario di coprifuoco.

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Nel governo si lavora alla delineazione delle misure di contenimento per le festività natalizie da introdurre con il nuovo Dpcm, in arrivo i primi di dicembre. Sul tavolo il divieto di aprire impianti sciistici fino a gennaio, l’ipotesi di una quarantena obbligatoria per chi torna dall’estero dopo le vacanze all’estero, un cambiamento sull’orario del coprifuoco e una possibile riapertura dei centri commerciali. Proprio per oggi è previsto l’incontro tra i capi delegazione, e il governo e le Regioni. Diverse le voci all’interno del governo, ma quella preponderante sembra ormai la linea rigorista. Una linea che, se dovesse vincere, dovrà poi fare i conti con la perdita di un imponente giro di affari.

Nuovo Dpcm, le ipotesi in campo

E’ necessario specificare che quelle sotto elencate sono ipotesi in costante mutazione. Fino ad ora sembrava accreditata l’idea di prorogare l’orario di chiusura dei negozi alle 22, in modo da favorire lo scaglionamento e gli acquisti natalizi. Proseguono, tuttavia, le perplessità. Inoltre la linea meno rigorista propenderebbe per una riapertura di centri commerciali e grandi magazzini nel fine settimana e nei giorni festivi. Un allentamento provvisorio che andrebbe incontro a nuove restrizioni dopo il 20 dicembre. Anche per quanto riguarda lo spostamento tra regioni, il nodo è ancora tutto da sciogliere: l’area rigorista vorrebbe applicare le limitazioni agli spostamenti tipiche della zona arancione anche nelle zone gialle. Una questione non da poco, se si considera che il 10 dicembre il numero delle zone gialle dovrebbe aumentare in maniera significativa. Ovviamente consentendo alcune deroghe, tra cui il permesso di spostarsi per il ricongiungimento famigliare nei giorni di festa. Infine il coprifuoco: l’area rigorista vorrebbe addirittura anticiparlo alle 21, mentre la linea più morbida vorrebbe uno spostamento del coprifuoco alle 23 o alle 24, soprattutto la notte di Natale.

Quanto vale il Natale?

Ogni decisione, però, dovrà fare i conti – letteralmente – con gli incassi natalizi, che andranno incontro a un significativo ridimensionamento, anche nella migliore delle ipotesi. Ma qual è la posta in gioco? Quanto vale esattamente il Natale in termini di giro d’affari? A rispondere, per il Sole 24 Ore, è Mariano Bella, economista dell’Ufficio studi di Confcommercio: “Si sentono in giro le cifre più incredibili, ognuno soffia sul suo fuoco, ma possiamo dire che il valore complessivo si aggira intorno ai 110 miliardi di euro. Anzi, si aggirava fino allo scorso anno. Ora è molto più difficile capire. Niente turismo, centri storici penalizzati: la torta si è sicuramente rimpicciolita”.


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Gli impianti sciistici

Le perdite più pesanti riguarderanno gli impianti sciistici. A dare un’idea della portata di quella economia è Zeno Kastlunger, impiantista di Plan de Corones e vicepresidente di Dolomiti Superski, il grande carosello sciistico delle montagne tra Alto Adige, Veneto e Trentino: “Il turismo invernale incide per il 12 per cento sul Pil dell’Alto Adige se consideriamo solo l’effetto diretto, se si tiene conto dell’indotto raggiunge invece il 45 per cento“. Così, per quanto riguarda le piste: “Non è come girare una chiave, servono molti giorni di lavoro per preparare tutto. Dunque abbiamo deciso di fare come sempre, come se nulla fosse. I cannoni per l’innevamento sono entrati in funzione e il carosello sarà pronto per l’Immacolata. Intanto questa estate abbiamo investito sulla sicurezza sanitaria degli impianti e sulla gestione delle file. Anche se forse questo sforzo sarà inutile“.

Bar e ristoranti: l’ennesimo brutto colpo

Difficile anche la situazione di bar e ristoranti che, anche se in zona gialla, potrebbero doversi confrontare con un coprifuoco alle 23 o addirittura alle 21. Insomma, l’unica, sostanziale occasione di guadagno dopo mesi di stenti, potrebbe scontrarsi, nuovamente, con le restrizioni del governo. Un colpo di grazia che non farebbe che aggravare perdite già pesantissime. Quasi due terzi delle imprese commerciali e di somministrazione (negozi, bar e ristoranti) avrebbe dichiarato nel 2020 un calo del fatturato, a fronte di un 55% delle altre imprese industriali e di servizi. Un’indagine effettuata nel mese di ottobre da Unioncamere e presentata in una recente audizione in Parlamento, ribadisce: se si guarda alle possibilità di ripresa futura, il 28% degli imprenditori intervistati non ha saputo o potuto fornire una risposta. Il 27% crede invece di poter tornare ai livelli produttivi pre-Covid a partire dal 2021, il 19% a partire dal 2022 e il 6% dal 2023 in poi.


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Insomma, difficile capire ora come il governo cercherà di bilanciare economia e salute, e ancor più difficile capire quando potrà iniziare la ripresa. Tuttavia, in questa incertezza in cui il destino di bar e ristoranti resta indefinito, un possibile coprifuoco rigorista alle 21 dà un segnale chiaro a bar e ristoranti: fate ancora uno sforzo, anche in uno dei periodi più proficui dell’anno, tanto poi i ristori arrivano. Si spera. Ma basteranno?

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