Recovery Fund, la spartizione dei fondi riapre il divario tra Nord e Sud

Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud, ha avanzato l’ipotesi che al Meridione venga destinato il 34 per cento dei fondi europei. 

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Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud. Credit: Getty Images

Almeno il 34 per cento dei fondi del Recovery Fund. Questa la somma da destinare alle Regioni meridionali secondo Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud. L’esponente del Governo si è infatti espresso a proposito della spartizione dei 209 miliardi che dovrebbero arrivare il Italia durante un’intervista a Radio 24, l’emittente radiofonica de Il Sole 24 Ore. “Il Sud ha diritto almeno al 34 per cento delle risorse e in alcuni settori abbiamo la necessità di colmare un divario superiore”, ha spiegato Provenzano. E si tratterebbe anche di una “quota minima”, visto che sul tema delle infrastrutture al Sud, ad esempio, “i fabbisogni di investimento sono anche superiori“.

La critica di Provenzano

Il ministro ha poi commentato la scelta di Matteo Renzi, leader di Italia viva, di rifiutare la task force per il Recovery Fund proposta dal Governo. “Una cabina di regia per il Recovery fund ci deve essere”, ha iniziato Provenzano. E poi ha sottolineato il motivo delle sue parole, facendo appunto riferimento all’ex premier toscano: “Questo rumore di fondo continuo, la ricerca di distinguo per ragioni di visibilità stanno dilapidando un patrimonio già fragile”. Non solo. Il ministro ha anche definito la mossa politica di Renzi francamente deprimente. E ha aggiunto infine: “Già abbiamo Orban che ci sta creando problemi, se anche qualcuno nella maggioranza per motivi di visibilità mette a rischio questa enorme opportunità del Recovery fund non va bene”.

Le parole di Renzi

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Matteo Renzi, leader di Italia viva. Credit: Matteo Renzi Facebook

Dalla sua, l’ex sindaco di Firenze è stato molto chiaro nell’esporre le proprie posizioni in merito. Ha detto Renzi in un’intervista a La Repubblica: “La task force? Del merito non sappiamo niente. Sul metodo siamo contrari. Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato”. E ha poi specificato: “Noi siamo contrari a sovrastrutture di centinaia di consulenti che stanno al Recovery Fund come i navigator stanno al reddito di cittadinanza. Il futuro dell’Italia dei prossimi vent’anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi”. Una presa di posizione netta, che potrebbe addirittura due ministre  – Bellanova e Bonetti – a votare contro la proposta in Consiglio dei ministri. A meno che, ha sottolineato Renzi, “il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa”.

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Il divario tra Nord e Sud

Non è passato molto prima che si facessero sentire gli esponenti della Lega, che hanno ricordato che la prima ondata si è abbattuta quasi esclusivamente nelle Regioni del Nord. A partire dalla Lombardia. La vera pandemia c’è stata soprattutto a Nord, ha detto il senatore Simone Bossi. Quindi, al momento della ripartizione dei fondi, il Governo dovrà ricordare che “la macchina si è ingessata soprattutto al Nord, non solo al Sud”. Mentre maggioranza e opposizione già discutono su fondi che devono ancora arrivare, i governatori delle Regioni sanno che la vera battaglia si giocherà nella Conferenza Stato Regioni. Sia sui finanziamenti strutturali da ricevere dall’Europa, sia su quelli del Recovery Fund.

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