Recovery, Conte: “Task force mai sovrapposta ai passaggi istituzionali”

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rassicura sul ruolo della task force e della governance per l’attuazione del Recovery Plan: “Questa struttura in nessun caso sarà sovraordinata o sovrapposta ai doverosi passaggi istituzionali”. Così Conte cerca di ribattere alle accuse lanciate soprattutto dal leader di Italia Viva Matteo Renzi sulla gestione del Recovery. 

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“Il governo è al lavoro per definire compiutamente la struttura per il monitoraggio e l’attuazione” del Recovery Plan “che potrà avvalersi anche di un quadro normativo ad hoc”. E’ quanto affermato dal presidente del Consiglio durante il Rome Investment Forum. Poi il premier Giuseppe Conte si pronuncia proprio in merito alle accuse riguardanti la governance del Recovery Plan, lanciate soprattutto da Matteo Renzi. La principale polemica riguarderebbe il ruolo riservato ai supermanager e alla task force che dovrebbe coordinare i lavori (in genere – quindi – riguarderebbe il ruolo della governance del Recovery): secondo il leader di Italia Viva, Conte starebbe tentando di sostituire i ministri con i tecnici, sminuendo contemporaneamente il ruolo del Governo e del Parlamento. Oggi Conte ribadisce sulla struttura del Recovery: “Questa struttura in nessun caso sarà sovraordinata o sovrapposta ai doverosi passaggi istituzionali. Molti dei progetti del piano avranno successo solo innescando sinergie tra pubblico e privato”.

“Istanze molto critiche, dobbiamo capire cosa nascondono”

Non è la prima volta che Conte ribadisce la totale partecipazione di governo e Parlamento, scansando le accuse lanciate da Italia Viva. Al Consiglio Ue aveva già ribadito spiegato, a proposito di maggioranza e Recovery: “Ci sono delle istanze molto critiche, dobbiamo capire cosa nascondono, quali obiettivi”. E aveva annunciato: “Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, ci confronteremo con le singole forze politiche e poi collettivamente. Cercheremo di capire che fondamento hanno questo critiche e che istanze rappresentano. Il Paese merita risposte”. Poi, proprio sulla governance aveva affermato quanto ribadito oggi: “Quello che va chiarito è che questa struttura non vuole e direi non può esautorare i soggetti attuatori dei singoli progetti, che saranno amministrazioni centrali e periferiche. Noi però abbiamo bisogno di una cabina di monitoraggio, altrimenti perderemmo soldi”. Insomma, stando a quanto ribadito dal premier le cabine di monitoraggio e le task force avrebbero il solo compito di coordinare e sorvegliare quanto predisposto dal Piano (che comunque, fino ad ora, dice ben poco).

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Cosa prevede, attualmente, il Recovery

L’intera discussione riguarda strutture di coordinamento a cui andrebbero affidati i lavori di gestione delle risorse, delineate all’interno della bozza del Recovery Plan. Il testo prevede innanzitutto dei “responsabili di missione in ciascun settore interessato” (probabilmente 6). A loro sarà affidata “responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano, la costante verifica” del “cronoprogramma”. A loro sarà attribuita la possibilità di attivare “poteri sostitutivi per risolvere situazioni o eventi ostativi alla realizzazione delle opere nel rispetto delle ordinarie garanzie procedimentali con intervento in ultima istanza del Consiglio dei ministri al fine di dirimere eventuali conflitti”. Si tratta dei cosiddetti supermanager, che a loro volta dovranno nominare un Coordinatore che “sovrintende allo svolgimento delle attività che richiedono un intervento collegiale”. Invece “la gestione amministrativa e operativa” della struttura sarà “affidata a un direttore amministrativo”. Nella bozza poi viene precisato che si tratta di un modello di “governance di secondo grado” rispetto ai soggetti attuatori (ministeri, amministratori, società o enti), che potranno usufruire dell’ausilio della struttura sopraelencata, di società in house e di strutture di pubbliche amministrazioni.

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Segue poi il Comitato di responsabilità sociale, che andrà ad affiancare i supermanager con il compito di presentare le istanze delle parti sociali coinvolte. Il Comitato è composto “da rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell’università e della ricerca”, che dovranno seguire i lavori di attuazione e fornire “pareri e suggerimenti”. I membri del comitato “sono scelti tra personalità di alto profilo istituzionale e scientifico e di notoria indipendenza”, potranno fornire “consulenze su specifiche problematiche” e “segnalare collaborativamente ogni profilo ritenuto rilevante per la realizzazione del Pnrr”.

Infine, il Comitato esecutivo, che avrà il compito di indirizzare e coordinare i responsabili di missione, di esaminare ogni questione formulata dai singoli ministri e di invitarli alle riunioni in caso di istanza sollevata da questi ultimi. Il Comitato esecutivo è composto dal presidente del Consiglio e dai ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico. All’interno di questo quadro i ministri “esercitano in modo pieno le proprie ordinarie competenze e possono in ogni momento aprire una fase di confronto”. Insomma, ai ministri viene lasciato il compito di presentare istanze sull’operato della struttura e di fornire un giudizio sui lavori.

Il ministro degli Affari europei sulla cabina di regia

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A commentare le critiche sollevate da Italia viva anche il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola, che in un’intervista al Sole 24 Ore ribadiva, a proposito dello stato dei lavori sul Recovery: “L’aggiornamento del piano si concluderà solo in vista della proposta finale, quando sarà finalizzato il Regolamento europeo. Presumo a febbraio“. Insomma, quanto apparso in bozza è – appunto – una bozza che andrà incontro a modifiche a seguito di una serie di confronti con parti sociali e amministratori. Ma a proposito della presunta “segretezza” dei lavori, il ministro ribadisce: “Sulla base degli atti votati dal parlamento e delle linee guida Ue un comitato di tecnici tra Chigi, Mef, Ragioneria e il mio ministero ha lavorato con ministeri e tutti i soggetti coinvolti” e “a livello di governo con i tecnici dei ministeri abbiamo fatto 19 comitati operativi e bilaterali settimanali. Non mi pare un lavoro sconosciuto”.

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Infine, a proposito della cabina di regia il ministro avrebbe ribadito come sia una richiesta della Commissione quella di stabilire un soggetto con il ruolo di coordinatore. La Commissione “ha chiesto nelle sue linee di guida del 17 settembre, quindi non solo all’Italia, che gli Stati membri individuino un soggetto che svolga il ruolo di coordinatore del Pnrr. Una unità di missione responsabile dell’attuazione in sinergia con i ministeri coinvolti, che assicuri il monitoraggio e il reporting a Bruxelles. La Commissione sottolinea che questa struttura tecnica dovrà avere capacità amministrative, autorità e risorse umane adeguate“. D’altro canto, anche a livello europeo “si è creata una task force apposita che lavora insieme ai commissari per rendere operativo questo percorso di investimenti comuni”, sottolinea Amendola. Ma la vera questione spinosa riguarda i poteri sostitutivi attribuiti ai supermanager. Su questo Amendola commenta: “La Ue rimanda agli Stati le definizioni dei poteri delle task force. Per ora c’è un lavoro tra i tecnici dei ministeri per delineare i contorni di una norma che invieremo in Parlamento. Non c’è nessun segreto di Stato o tentativi di golpe, come sento dire. La verità è che i fondi vanno impegnati al 2023 e spesi al 2026, pena la perdita secca se i progetti non si realizzassero”.

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