“Renzi Demolition Man”, scrive il Financial Times. La crisi vista dall’estero

Tra le testate internazionali che oggi stanno trattando la crisi di governo italiana, anche il Financial Times, che dedica all’Italia un articolo intitolato: ‘Demolition Man´ Renzi mette sotto sopra Roma. Il giornale poi aggiunge: “La crisi italiana minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”. 

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‘Demolition Man´ Renzi mette sotto sopra Roma. E’ questo il titolo del Financial Times su Matteo Renzi e sulla crisi di governo italiana, ufficializzata dal ritiro delle ministre di Italia viva dal governo. Dato l’annuncio – dopo settimane di tensione e trattative fino all’ultimo minuto – nelle aule, in Italia e all’estero si è sollevata la preoccupazione. A sottolineare la gravità della situazione, anche il Financial Times, che ribadisce che “la crisi italiana minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles“. Quello stesso Recovery sul quale – ribadisce il giornale – è scoppiata la crisi. Tuttavia il Financial non rinuncia a far notare l’intento più sotterraneo delle manovre di Matteo Renzi: “La mossa di Renzi potrebbe essere stata pensata per rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale, ma potrebbe facilmente ritorcersi contro di lui, mentre il Paese combatte la pandemia“. Un giudizio durissimo sulle motivazioni e gli effetti delle manovre di Matteo Renzi.

La notizia fa il giro del mondo

Il New York Times invece resta leggermente più imparziale, facendo notare come sia inopportuna l’apertura di una crisi di governo in questo momento, in piena pandemia. “La traballante coalizione tra gli impopolari populisti e l’establishment del centro-sinistra rischia l’implosione tra lotte di potere e dispute ideologiche sui fondi Ue“, scrive il quotidiano Usa, affermando che la “pandemia che ha devastato il Paese” e la crisi “hanno sollevato dubbi sulla competenza della leadership e intensificato la lotta politica“. A proposito di Matteo Renzi, il New York Times commenta: “La sua mossa, che nervosi leader politici hanno tentato di evitare nel corso della settimana, costringe il suo rivale, il primo ministro Giuseppe Conte, in una situazione difficoltosa“.

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Molto duro il settimanale tedesco Die Ziet, con un articolo dal titolo: Un atto disperato. Critico il tono dell’articolo: “Con richieste sempre nuove” Renzi “ha portato alla caduta della coalizione di governo in Italia. Dietro c’è un calcolo di potere: il suo partito è basso nei sondaggi“. Poi l’affondo: “La carica di Renzi contro Conte, che lui ama definire sdegnosamente il professore, per mettere in chiaro che il capo del governo non è un politico appare come un atto disperato. Un atto disperato, che ha lo scopo di garantire in definitiva visibilità e peso politico al suo Italia Viva“. Per El País invece “Matteo Renzi ha messo in pratica la sua minaccia e, alla fine, ieri ha costretto alle dimissioni i due ministri del suo partito nel governo di coalizione italiano“. La crisi, spiega il giornale, nonostante l’ipotesi di un Conte ter, con ogni probabilità “porterà alle dimissioni del premier Giuseppe Conte“.

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Qualche commento

Insomma, la notizia rimbalza sulle testate di tutto il mondo e lo sconcerto è esteso, sia in Italia che all’estero. Non che non ci fossero tutti i prodromi (tra minacce e frecciate) per giungere a queste estreme conseguenze. Ma colpisce che alla fine si sia andati fino in fondo, che non sia stato possibile ricondurre il dibattito su dei binari costruttivi. E soprattutto colpisce che non solo si sia deciso di aprire una crisi di governo in piena pandemia, ma anche che si sia deciso di farlo al buio. Nessuna maggioranza sostitutiva, nessun piano B attualmente solido. Non c’è neanche una posizione definita da parte del partito uscente, che fa sapere di aprire la crisi, sì, ma non del tutto, si può aprire un tavolo, si può ragionare. Una posizione mediamente conciliante che ha sicuramente il compito di far guadagnare tempo a un paese altrimenti ingestibile, e di accogliere almeno in parte gli appelli del presidente Mattarella. Il che è ben poca cosa. Lo strappo è stato fatto e ora, sia che si facciano passi indietro sia che si decida di trovare un’altra maggioranza risicata, di certo non ci sarà la forza per affrontare le sfide che l’Italia dovrà fronteggiare.

Cosa vuole Renzi?

Perché tutto questo, dunque? Il Financial Times ipotizza che “la mossa di Renzi sia pensata per rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale“. Verrebbe da pensare che il giornale abbia ragione. Dalla manovra non ci guadagna il partito, non ci guadagna la maggioranza e tanto meno ci guadagna il paese. Vorrebbe guadagnarci Matteo Renzi, ma non in termini di poltrone o di potere. E’ piuttosto una questione di immagine, questa persistente vanagloria che gli fa credere – sbagliando ogni volta – di poter manipolare la politica italiana totalmente in solitaria, magari anche ponendo questioni legittime (il governo Conte ha le sue colpe). Quella stessa vanagloria che gli impedisce, però, di calcolare il reale prezzo delle sue manovre precipitose. Ecco, probabilmente (come dice El Pais) Conte dovrà abbandonare la carica. Mattarella ha già posto dei paletti da rispettare per non passare all’ipotesi di un altro governo istituzionale senza Conte: fare in fretta e creare una maggioranza solida. Forse Renzi riuscirà anche a raggiungere il suo scopo nel sostituire il premier Conte, ma a che prezzo? Questa domanda il leader di Italia viva sembra non porsela mai, pensando a rottamare senza raccogliere i cocci.
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