Maggioranza assoluta alla Camera, Zingaretti: “Fatto politico importante”. Davvero?

La maggioranza assoluta raggiunta nella votazione di fiducia di ieri alla Camera è stata definita dal segretario del Pd Nicola Zingaretti “un fatto politico importante“. Gli auspici del governo sono di allargare la compagine di maggioranza, in modo da creare un fronte comune coeso capace di traghettare l’Italia fino a fine legislatura. Ma è veramente così, la fiducia di ieri è veramente “un fatto politico importante“?

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti si dice soddisfatto per il risultato del voto di fiducia di ieri alla Camera, dove il governo ha incassato una maggioranza assoluta con 321 voti a favore, 259 contrari e 71 astenuti. Un risultato che ha suscitato buone aspettative nel segretario dem, che su Twitter avrebbe scritto: “Ottimo! Maggioranza assoluta alla Camera. Un fatto politico molto importante. Ora avanti per il bene dell’Italia!“. Prima del voto di fiducia alla Camera il segretario aveva affermato davanti ai senatori: “Abbiamo indicato una strada possibile, io continuo a credere che la chiusura della legislatura sarebbe un fatto sbagliato e drammatico per il Paese, un elemento avventuristico. Se dovessimo trovarci in quelle condizioni il presidente della Repubblica Mattarella farà le sue valutazioni, ma dobbiamo sapere che il passaggio di queste ore è molto molto serio e delicato“. A proposito del voto di oggi in Senato: “Domani daremo un sì alla fiducia molto, molto convinto, con lo spirito di salvare questo nostro Paese e dare una prospettiva politica, alle tante cose che ci sono da fare nei prossimi mesi“.

Insomma, il punto non è tanto il numero di votazioni a favore, o piuttosto non solamente quello. Il punto è creare un fronte politico coeso in grado di resistere alle sfide future. Lo ripete il dem Nicola Zingaretti, che ribadisce: occorre “costruire tutte le condizioni perché la legislatura arrivi al termine con una maggioranza e un programma condiviso” e “questo passa da quello che accadrà tra poco alla Camera e domani sera al Senato e dopo, visti i risultati, su come riusciremo a fare un passo ulteriore insieme. Ne discuteremo quando ci arriveremo“. Per Zingaretti il voto di ieri alla Camera può rappresentare una buona base per un discorso politico, non solo “legislativo”.

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Ma è davvero così?

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Renata Polverini – MeteoWeek.com (da Getty Images)

Per capirlo potrebbe esser utile analizzare la composizione della votazione di ieri. I voti di fiducia sono stati 321, a dispetto delle aspettative, che davano un pallottoliere intorno ai 316 voti a favore. Sono stati circa cinque i voti in più incassati dal governo non previsti dai pronostici. Tra colo che si sono aggiunti alla compagine di maggioranza, Renata Polverini, ora uscita da Forza Italia, che commenta: “Ho votato la fiducia penso che bisogna assumersi le proprie responsabilità, l’ho sempre fatto nella mia vita. Non condivido una crisi in questo momento. E lascio Forza Italia. Per forza: non è che su una fiducia si può restare. Non è dissenso su un provvedimento. Certo, mi dispiace“. Una presa di posizione che era già stata ipotizzata, anche in virtù della vicinanza di Renata Polverini alle posizioni di Brunetta, a sua volta impegnato a dissuadere Berlusconi per convincerlo ad abbandonare gli alleati di coalizione, fa notare la Repubblica. All’interno di Italia viva, hanno rispettato la linea dell’astensione i 27 deputati su 30: Michela Rostan ha votato sì, così come Vito De Filippo (rientrato ieri nel Pd). Giacomo Portas invece è risultato assente. Poi i voti aggiuntivi già confermati già dai pronostici: i 4 delle minoranze linguistiche, i 3 del Maie e gli 11 deputati del Centro democratico di Bruno Tabacci. Si sono aggiunti a sorpresa i deputati ex M5s confluiti nel gruppo Misto, ora tornati a votare la fiducia in sostegno al governo, nonostante le molte posizioni critiche mosse all’esecutivo. In sostanza, il presidente Conte sembra esser riuscito a strappare un singolo voto da Forza Italia, un voto a favore da Italia viva (su 30), un voto di un renziano passato al Pd, e qualche sostegno tra minoranze linguistiche, Maie ed ex M5s.

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A ricollegare i puntini, non sembra un risultato politico importante, non sembra affatto l’apertura di un fronte in grado di ottenere una stampella politica significativa per il governo. Sembra piuttosto un tentativo riuscito di raccogliere un voto qui, un voto lì, in modo da raggiungere la soglia necessaria. Non si capisce allora se le parole del segretario Nicola Zingaretti siano propositi concreti o vane speranze. Certo, se il governo resisterà ci sarà tempo per allargare la maggioranza, nulla è perduto. Ma definire “un fatto politico importante” una maggioranza assoluta che non aggiunge nulla a una compagine politica in crisi, sembra una posizione poco realistica. Tanto più se si passa al Senato, dove le aspettative sui voti a favore si abbassano sempre più: in un primo momento si è accettato di proseguire anche senza la maggioranza assoluta, ora si rischia di abbassare ulteriormente l’asticella (stando a quanto riportato dal Corriere, il premier Conte avrebbe manifestato l’intenzione di non presentare le dimissioni nel caso si vada sotto soglia 155). Tanto più che durante il discorso di oggi al Senato il premier è stato più volte interrotto da fischi e proteste. Tanto più che, ormai è evidente, questo governo è alla canna del gas. Può temporeggiare elargendo impegni politici e promesse su leggi elettorali, ma ha il respiro corto. Cosa possiamo aspettarci da un governo che supplica di esser aiutato da responsabili raccolti un po’ ovunque?

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