Ponte Genova, secondo incidente probatorio: “Con controlli e manutenzione non sarebbe crollato”

Ponte Genova, avviato oggi il secondo incidente probatorio: si cercano le cause del disastro. I periti presentano una lunga relazione: “Con controlli e manutenzione il ponte non sarebbe crollato”, si legge. E ancora: “Crollo per corrosione tirante, no cause esterne”.

ponte Genova - meteoweek
il crollo del ponte di Genova – meteoweek.com

Conta circa 500 pagine la relazione sul crollo del Ponte Morandi, redatta nell’ambito del secondo incidente probatorio che dovrà stabile le cause dell’incidente. Avvenuto ormai 29 mesi fa, il 14 agosto 2018, il disastro causò la morte di 43 persone: gli esperti hanno dunque risposto a 40 quesiti formulati dalla Procura, e hanno sottolineato non solo l’inadeguatezza della manutenzione effettuata nel corso degli anni da parte di Aspi, ma come siano state anche “trascurate le indicazioni dello stesso ingegner Morandi”.

Al via il secondo incidente probatorio

Come riportato dall’ANSA, è iniziato oggi il secondo incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Sono circa 200 le persone, tra avvocati, periti e consulenti, familiari vittime, pm e giudice, che hanno preso posto nella tensostruttura allestita in tempi record nell’atrio del tribunale, così da garantire il regolare svolgimento delle procedure nel pieno rispetto delle norme anti Covid.

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il crollo del ponte di Genova – meteoweek.com

Il secondo incidente probatorio dovrà stabilire le cause che hanno provocato la tragedia, dopo che il primo (conclusosi lo scorso luglio) aveva cristallizzato lo stato del viadotto al momento del crollo. Nel registro degli indagati vi sono 71 persone iscritte, con l’accusa (a vario titolo) di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, omissione d’atti d’ufficio, rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

Ponte Genova, “nel crollo no cause esterne”

Oggi a prendere parola sono i periti del gip, intenti a illustrare la loro relazione depositata a fine dicembre. “Crollo per corrosione tirante, no cause esterne“, si legge nel lungo documento, che conta circa 500 pagine. Oltre alla corrosione del tirante della pila 9, a provocare il collasso del Ponte Morandi sono state anche le mancate operazioni di controllo e manutenzione. Controlli che, “se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento”, spiegano i periti del gip. “La mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema”. Infatti, “non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo”.

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I periti hanno inoltre rilevato che dal 1993 (anno in cui risale l’ultimo intervento di manutenzione) “non sono stati eseguiti interventi che potessero arrestare il processo di degrado in atto e/o di riparazione dei difetti presenti nelle estremità dei tiranti che, sulla sommità del tirante Sud-lato Genova della pila 9 erano particolarmente gravi”. Non a caso, spiegano ancora gli esperti, “il tirante Sud-lato Genova della pila 9 ha mostrato un’evidente e gravissima forma di corrosione nella zona di attacco con l’antenna. La corrosione dei cavi primari ha avuto luogo in zone di cavità e mancata iniezione formatesi nella costruzione del ponte”.

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Insufficienti, dunque, le manovre di manutenzione operate sul cavalcavia nel corso degli anni. E – si legge ancora nel documento – sono state persino “trascurate le indicazioni dello stesso ingegner Morandi con particolare riferimento al degrado degli acciai” dei tiranti. In questo senso, spiegano i periti, “il progettista aveva posto attenzione al rischio di corrosione dei cavi. Tali raccomandazioni erano particolarmente importanti e rilevanti tenuto conto della straordinarietà dell’opera. Inoltre, dalle prime verifiche, a breve distanza temporale dall’inaugurazione, sia tecnici del gestore sia lo stesso Morandi avevano evidenziato un già diffuso stato di ammaloramento e proposto modifiche di intervento”.

Tra le cause che hanno provocato il disastro, però, si contano anche “carenze progettuali e difetti di costruzione“. “Mancanze di specifiche tecniche adeguate sulle guaine dei cavi e sulle modalità di iniezione”, e “difetti costruttivi in fase di realizzazione” hanno ulteriormente determinato il collasso del cavalcavia.

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