Lega-M5s: dall’amore all’aut aut di Salvini (che ora fa dietrofront)

Proseguono le consultazioni di Mario Draghi, questa mattina incontrerà Lega e M5s. Sarà questa la giornata più importante per comprendere il futuro del governo: l’esecutivo avrà bisogno della fiducia di almeno di uno dei due partiti. Il M5s ha anche organizzato un pre-vertice dei dirigenti del Movimento con Grillo, a cui dovrebbe partecipare anche Conte. Intanto Salvini specifica: “Mi piacerebbe che ci fossero tutti. Chi sono io per dire: tu no?“.

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Proseguono oggi le consultazioni del premier incaricato Mario Draghi con i gruppi parlamentari. Oggi sarà il turno di Lega e M5s, una giornata importantissima, visto il grande numero di seggi che i due partiti occupano in Parlamento. Il nuovo esecutivo si sarebbe già assicurato la fiducia di Pd, Forza Italia e Italia viva. Ci pensano e propendono per il sì anche il M5s e LeU, così come la Lega. Il leader del Carroccio, ex alleato dei 5 stelle, ultimamente aveva posto un aut aut: o noi o il M5s. Ora il grande passo indietro, con Matteo Salvini che addirittura ribadisce a proposito del nuovo esecutivo: “Mi piacerebbe che ci fossero tutti“. Allo stesso tempo anche il M5s appare più morbido rispetto al governo Draghi: per oggi è previsto un pre-vertice tra i 5 Stelle, al quale presiederanno anche Beppe Grillo e Giuseppe Conte.

Questi cambi di umore sono a loro volta legati all’esigenza di Lega e M5s di sbrogliare la matassa interna al proprio elettorato e alle proprie correnti interne. La Lega si sta piegando all’ala più governista, composta da industriali e governatori del Nord, mentre il Movimento si sta piegando all’ala più istituzionale, rappresentata da Luigi Di Maio. Ma al di là delle aperture e delle chiusure, i due partiti dovranno anche fare i conti con le distanze politiche e programmatiche. Al momento Mario Draghi rassicura, è un nome, un curriculum, una competenza, ma quando arriveranno i temi, cosa accadrà? La prossima settimana l’ex presidente della Bce attuerà un nuovo giro di consultazioni e già nelle prossime ore potrebbero essere ascoltate le parti sociali. Poi sarà necessario passare ai programmi, e a quel punto la linea adottata da Draghi potrebbe perimetrare definitivamente la nuova maggioranza. Basti pensare che sulla riforma fiscale il Pd vorrebbe una progressività della tassazione, mentre la Lega la flat tax.

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Lega-M5s: dall’amore al divorzio

Stupisce, in tutto questo, che i due ex alleati di governo, Lega e M5s, si siano dichiarati amore con tanta facilità con la quale si sono dichiarati guerra (dopo lo scioglimento della coalizione e all’inizio dell’ipotesi Draghi). Ed è la stessa facilità con cui ora stanno ritrattando la guerra, ipotizzando di deporre le armi. E’ evidente che i malumori nel tornare a governare insieme ci sono. Nella Lega pesa la distanza politica tra la linea dei governatori del Nord (che sta prendendo il comando della Lega) e la linea più assistenzialista del M5s. Lo dimostrano le affermazioni della giornata di ieri, quando Grillo ha ribadito che per la fiducia Draghi dovrà difendere “tutti i provvedimenti portati a casa dal governo Conte, come il reddito di cittadinanza, il decreto dignità e le norme anticorruzione” e poi puntare “su reddito universale, una imposta patrimoniale per i super-ricchi, acqua pubblica, blu economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e banca pubblica“, riporta il Corriere. Neanche a farlo apposta, poco dopo Giorgetti afferma: “Se il governo Draghi sarà la fotocopia del precedente non ci staremo“. A ribadire la distanza è stato anche il leader della Lega Matteo Salvini, che ha affermato: “Draghi dovrà scegliere tra le richieste di Grillo e quelle nostre che sono il contrario. Meno tasse o più tasse. Noi siamo liberi. Meno tasse e meno burocrazia”.

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Nel Movimento invece pesa piuttosto l’idea di tornare al governo con il “traditore” del Conte I. E pesa quella divisione tra la linea purista del Movimento e la linea più istituzionale. A far parte della linea ortodossa è anche Barbara Lezzi, che su Facebook scrive, riferendosi un po’ a tutti: “Un governo con Berlusconi, Calenda, Renzi, Bonino e Salvini, non è un governo politico ma un’attrazione fatale per il M5S ed una sciagura per gli italiani“. Molto più pacato Di Maio, che non si pronuncia sui possibili alleati di governo ma parla di Draghi su La Stampa: “Draghi ha indubbiamente un profilo prestigioso, tra l’altro ha una prospettiva economica diversa da quella di Monti“. Poi ancora: “Abbiamo detto che lo ascolteremo, è giusto farlo. E lo faremo partendo dai temi“.

Ma è un divorzio amichevole? Il dietrofront di Salvini

Salvini intanto cambia ancora versione spinto dalla “corrente del Nord”, e ora – per evitare di restar fuori dalla gestione del Recovery – afferma di esser pronto a sedere al tavolo con tutti i partiti: “Non sono per le mezze misure: se sei dentro dai una mano, ti prendi onori e oneri. I governi tecnici alla Monti li abbiamo già provati. Mi piacerebbe che ci fossero tutti. Si deve pensare all’interesse del Paese e non a quello dei partiti”. Un’apertura chiara al Movimento, che si inserisce nell’esigenza della Lega di partecipare attivamente alla gestione del Recovery. Ne è un esempio il fatto che la Lega avrebbe chiesto ministri all’interno del nuovo esecutivo.

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Dall’altro lato arriva anche un dietrofront da parte del Movimento sul no secco a Draghi comunicato da Vito Crimi subito dopo l’incarico dal presidente Mattarella. O meglio, come per la Lega: la forza politica non sta facendo dietrofront in maniera compatta, piuttosto sta emergendo un’altra corrente interna. A dare una svolta in senso dialogante sarebbe stata la telefonata tra Draghi e Grillo, nella quale secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano sarebbero stati toccati punti programmatici. Insomma, la linea più aperta al dialogo decide di non toccare il tema Lega, ma di tastare il terreno sul tema Draghi e programmi. Poi si vedrà, magari anche su Rousseau.

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