Fratelli d’Italia all’opposizione: una scelta coerente, ma è anche quella giusta?

Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi chiude il secondo giro di consultazioni, e una cosa sembra ormai chiara: Fratelli d’Italia resterà all’opposizione. Scelta coerente o irresponsabile, in un momento come questo?

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Nella giornata di oggi il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi chiude il secondo giro di consultazioni, e la situazione sembra ormai assumere connotati un po’ più chiari: all’opposizione resterebbe solo Fratelli d’Italia, partito che resta in una posizione di scetticismo in linea con le parole della leader, Giorgia Meloni. Resta però da capire quale sarà la posizione adottata dal Movimento 5 stelle, per il quale si aspetta la votazione su Rousseau prevista tra il 10 e l’11 febbraio. Successivamente, Draghi potrebbe salire al Quirinale entro la fine della settimana. Stando a quanto emerso fino a questo momento, il programma di Draghi dovrebbe prevedere delle priorità ben precise: vaccini, scuola, lavoro, fisco e ambiente. Nella giornata di domani l’ex presidente della Bce incontrerà regioni, province e comuni e a seguire le parti sociali. Dal presidente di Confindustria alla Coldiretti, per terminare con Confesercenti e Alleanza Coop.

Resta tutt’ora difficile, però, comprendere a pieno che tipo di indirizzo politico vorrà adottare il presidente incaricato. Al momento il nuovo esecutivo assomiglia a un tutti dentro, tranne Fratelli d’Italia, e le vie potrebbero essere due: l’esecutivo Draghi di fronte al sì del M5s potrebbe estromettere la forza politica più controversa in questa compagine (la Lega), oppure potrebbe optare per un governo di unità nazionale, ma a quel punto dovrebbe prendere decisioni politiche timide e di compromesso. Già il segretario dem Zingaretti e i rappresentanti LeU hanno espresso qualche preoccupazione su un’eventuale conciliazione politica nel caso in cui la Lega facesse parte della maggioranza. Fatto sta che, in caso di unità nazionale, le perplessità di Giorgia Meloni sul governo Draghi potrebbero rivelarsi fondate: uno schieramento così ampio renderà difficile trovare punti di convergenza sui temi più divisivi, come le questioni economiche o l’immigrazione.

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La posizione di Fratelli d’Italia

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Ci limitiamo a un confronto franco sui contenuti. La nostra pozione è immutata: Fratelli d’Italia non voterà la fiducia al governo Draghi‘, ha affermato Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, a seguito del colloquio con Mario Draghi. Poi ancora: “E’ stato un incontro interessante sui contenuti. Conoscete la nostra posizione. Ci limitiamo a un confronto franco sui contenuti“. Sull’astensione, invece, Meloni avrebbe affermato: “Aspettiamo il quadro completo: squadra di governo, programma articolato”. Eppure Meloni ribadisce l’intenzione di voler dar vita a un’opposizione responsabile: “Abbiamo chiesto a Draghi che il suo governo ponga fine alla stagione dei Dpcm. Mi auguro voglia dire basta al metodo di limitare la libertà delle persone a colpi di Dpcm… L’approccio di Fdi è prettamente ed estremamente pragmatico. Ci siamo. Non ci piace come è nato questo governo, non voteremo la fiducia, ma siamo a disposizione di Draghi se vorrà e, quando vorrà, dialogare con noi per il bene della Nazione e cose utili al Paese“.

Poi Giorgia Meloni ribadisce, a proposito della coerenza alla base di questa decisione: ‘‘La mia coerenza mi è costata fino ad ora degli insulti… Non capisco l’accanimento nei nostri confronti, siamo stati una forza responsabile…”. Una coerenza che però, ribadisce la leader di Fratelli d’Italia, non si inserisce nel segno di una rottura con il centrodestra, che ”rimane una coalizione che lavora per andare al governo insieme. Si è diviso ma poi si è ricostruito. Alle amministrative ci presenteremo insieme, non ho intenzione di polemizzare con gli alleati, spero che anche loro non lo facciano, siamo convinti delle scelte che abbiamo fatto”.

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Scelta coerente o irresponsabile?

In sostanza, Fratelli d’Italia decide di restare fuori, coerente con le proprie posizioni iniziali, ma senza peccare di irresponsabilità nei confronti del nuovo esecutivo e senza rompere i rapporti con il resto del centrodestra. O almeno, così sembra dalle comunicazioni ufficiali. In questo senso, al di là della bontà o meno delle posizioni di Fratelli d’Italia, effettivamente il partito potrebbe trarre beneficio da questa posizione. Una posizione che il partito di Giorgia Meloni si può permettere proprio in virtù della larga maggioranza che si viene a formare: se tutti avessero rinunciato a un governo Draghi in difesa delle posizioni assunte a priori, sarebbe diventato molto complesso garantire un minimo di governabilità all’Italia senza ricorrere alle urne (che in questo periodo, però, sembrano la via più impervia). Ora, invece, essendo forse l’unico partito all’opposizione, Fratelli d’Italia ora può permettersi di mantenere una certa coerenza politica ed elettorale senza peccare di irresponsabilità.

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Certo, non accederà alla gestione dei soldi del Recovery, ma d’altronde Fdi può permettersi anche questo: la sua base elettorale non è composta principalmente da industriali del Nord smaniosi di trarre vantaggio dalle risorse provenienti dall’Europa. Un elettorato di questo tipo si addice di più alla Lega, che infatti giorno dopo giorno assume una linea sempre più di dialogo. Oltretutto, la presenza di Fdi all’interno di una maggioranza così composta rischierebbe solo di apportare ulteriore motivo di tensione a livello politico. Si veda cosa sta accadendo con Pd-Lega. E poi, in un periodo di tecnica e unità nazionale, forse avere almeno un partito all’opposizione potrebbe togliere di dosso quell’impressione da maggioranza bulgara, che rischierebbe di creare un pericoloso precedente storico. Insomma, la posizione di Fratelli d’Italia ha senso? Non importa, il punto non è la bontà del Draghi sì, Draghi no. Il punto è che Fratelli d’Italia può permettersi di dire di no a un esecutivo Draghi senza danneggiare eccessivamente l’Italia. Quindi va bene così.

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