Operatore no-vax sospeso si vaccina e torna al lavoro in Rsa

Belluno, un operatore no-vax (su dieci sospesi) si vaccina e torna al lavoro in Rsa dopo la sentenza del giudice del Lavoro. Gli altri nove continuano la battaglia legale contro le case di riposo che li hanno messi in ferie forzate

Operatore no-vax sospeso si vaccina e torna al lavoro in Rsa
(Ansa)

C’è un primo risultato della sentenza del giudice del Lavoro di Belluno che ha respinto il ricorso di dieci oss no-vax contro le rispettive case di riposo. Come riporta Il Gazzettino, infatti, pur di poter continuare a lavorare, uno di loro ha deciso di vaccinarsi. Rimangono in bilico le posizioni degli altri nove, dipendenti della Gaggia Lante-Sersa e della Sedico Servizi. Le strutture dovranno infatti decidere se cambiare la loro mansione, così da non avere contatti diretti con gli anziani, o se lasciarli a casa senza stipendio.

Operatore no-vax si vaccina e torna al lavoro in Rsa

Paolo Santesso, amministrazione unico di Sersa, ha spiegato al quotidiano veneto che «in questo momento, lasciarli a casa, non sarebbe una criticità. Siamo sotto organico di infermieri non di oss. Finché esiste il blocco il problema non si pone – continua -. Ma riguarda più loro che noi. Secondo me si troverà una soluzione senza che io debba porre un ulteriore ultimatum».

Dopo aver messo gli otto oss no-vax in ferie forzate, la Gaggia Lante-Sersa di Belluno aveva chiesto all’azienda sanitaria di poter dare loro un’ultima possibilità. Ieri mattina, infatti, chiunque volesse fare il vaccino avrebbe potuto farlo. Alla fine si è presentato un solo operatore, che potrà ora tornare al lavoro.

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Operatore no-vax sospeso si vaccina e torna al lavoro in Rsa
(Ansa)

Per gli altri continua la battaglia legale

Gli altri sette, assieme ai due colleghi della Sedico Servizi, si sono invece dati appuntamento nello studio dell’avvocato Andrea Colle per continuare la loro battaglia legale con un ricorso. E potranno farlo, ricorda ancora Il Gazzettino, entro 15 giorni dalla pubblicazione della sentenza (19 marzo) del giudice del Lavoro Anna Travia.

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La quale, citando la Carta di Pisa, definisce «deontologicamente e moralmente inaccettabile che» un operatore «possa egli stesso diventare fonte di contagio di malattie prevenibili con vaccini». Perciò «si rende legittimo mettere in atto strumenti coercitivi che obblighino l’operatore sanitario a vaccinarsi».
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