Scontro Draghi – Salvini: ma la Lega “di lotta e di governo” è un’idea perdente

Sul tema delle riaperture/chiusure si è consumato il primo scontro tra Matteo Salvini e Mario Draghi. Ma alla Lega non conviene tornare all’opposizione.

Matteo Salvini e Mario Draghi, protagonisti del “botta e risposta”

Un botta e risposta molto rapido, quello tra il premier Mario Draghi ed il segretario della lega Matteo Salvini: “Impensabile tenere l’Italia chiusa per tutto aprile”, ha infatti dichiarato l’ex ministro dell’Interno appena usciti i contenuti del nuovo Dpcm, presentati proprio dal capo del governo in conferenza stampa. La risposta di Draghi è arrivata in fretta: “Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai contagi” ha chiosato, costringendo Salvini a correggere il tiro: “Giusto riaprire dopo Pasqua se in sicurezza”. Un botta e risposta che sembrerebbe indicare una difficoltà, quasi un disagio della Lega a sostenere un governo che – in tema di chiusure – sembra agire in perfetta continuità con l’esecutivo precedente.

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“Nel dubbio si chiude”: un approccio che mette in primo piano la salute delle persone e la gestibilità della pandemia da parte del sistema sanitario nazionale, e che inevitabilmente rende scontenti i commercianti, i ristoratori, i baristi, i gestori di cinema e teatri e tutti coloro stanno pagando a caro prezzo l’impossibilità di lavorare. D’altronde ogni volta che il governo precedente aveva provato, timidamente, a riaprire è stato sempre punito dai dati sanitari: dalle aperture estive a quelle natalizie, il prezzo da pagare è sempre stato altissimo, in tema di nuovi contagi e morti. Forse perchè il problema era altrove: nel definanziamento scellerato della sanità pubblica e nel caos del sistema Stato-Regioni, come questa pandemia ha ampiamente dimostrato. Ma occuparsi di questioni complicate politicamente non paga, in questi anni di enorme mediaticità (anche e sopratutto “social”) abbastanza fine a se stessa.

Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti

E quindi il tema, che dovrebbe essere “creare le condizioni per riaprire in sicurezza”, diventa “riaprire subito o aspettare?”. E su questo dibattito si è costruita la grande contrapposizione politica degli ultimi mesi: da una parte Pd e M5S più propensi ad assecondare – anche perchè forze di governo – l’approccio precauzionista del Comitato Tecnico Scientifico; dall’altra Lega e Fratelli d’Italia  (con Forza Italia un pò più defilata) schierati a favore di chi sta perdendo tutto a causa di lockdown, zone rosse e ristori insufficienti e fuori tempo. L’arrivo di Draghi ha però scompaginato questo assetto, sopratutto nel centro destra. Forza Italia e sopratutto la Lega ora sono partiti di maggioranza: lo hanno scelto rispondendo all’appello del presidente della Repubblica. Una scelta politica, che ha ovviamente le sue conseguenze. Una delle quali è certamente una maggiore difficoltà ad usare il linguaggio che ha caratterizzato la comunicazione della Lega di Salvini negli ultimi anni: una modalità tipica di chi sta all’opposizione, che punta tutto sull’emotività dell’elettorato, sulla pancia, sulla contrapposizione aggressiva. Un modello comunicativo che Salvini ha, paradossalmente, conservato anche quando era al governo, utilizzandola contro il Movimento 5 Stelle. Una strategia che ha pagato: durante l’anno e mezzo scarso di governo insieme, la Lega ha ribaltato i valori espressi nelle elezioni, diventando primo partito in Italia.

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Ora Salvini sembra intenzionato a riprovarci: linguaggio e contenuti da opposizione, essendo però partito di maggioranza. Oggi forse ha addirittura più senso di allora: Fratelli d’Italia sta raccogliendo i frutti della scelta di restare all’opposizione, diventando il partito di riferimento di chi vorrebbe riaprire il più in fretta possibile. Il rischio di erosione a destra c’è: FdI sta volando nei sondaggi, la Lega ha ormai fermato la sua crescita. Se l’obiettivo è quell’elettorato lì, Salvini fa bene ad avere paura. Ma sono davvero quelli i voti che interessano ancora primariamente alla Lega? O servono sopratutto a Salvini? L’ingresso in maggioranza a sostegno di Mario Draghi è una decisione che arriva da Giorgetti e Zaia, la componente più “istituzionale” della Lega. Chi conosce bene le dinamiche leghiste dice che esiste una contrapposizione tra le varie correnti. Ed i salviniani sarebbero in difficoltà, in questa fase. Ecco che quindi il segretario corre ai ripari, facendo leva su linguaggi e visioni politiche a lui ormai consone. Ma se l’obiettivo del partito di via Bellerio è quello di consacrarsi come leader del centrodestra italiano, magari accreditandosi definitivamente come forza moderata, attenta all’economia ma istituzionalmente affidabile, allora forse è necessario cambiare registro comunicativo. A partire da Salvini.

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