Coronavirus, l’Rt nazionale scende ancora: ora è a 0,98

Segnali di miglioramento sul fronte Coronavirus. L’Rt scende oltre la soglia critica. L’incidenza si attesta a 232 casi ogni 100mila abitanti contro i 240 della scorsa settimana.

L’Italia potrebbe, forse, iniziare a percepire la luce. Dopo mesi di stasi in cui non sembrava muoversi una foglia e in cui i miglioramenti parevano un abbaglio, qualche segnale di positività arriva oggi. L’indice Rt medio nazionale è pari a 0.98, in calo rispetto a 1.08 della scorsa settimana e al di sotto della soglia critica dell’1. Numeri che riflettono qualche segnale di miglioramento. Inoltre, diminuisce anche l’incidenza rispetto alla settimana precedente. Oggi, siamo a 232,7 nuovi casi per 100mila abitanti. Nella settimana che andava dal 22 marzo al 28 dello stesso mese erano 240,3 per 100mila abitanti.

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Questo quanto risulta dalla Cabina di regia tra l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute , che si appena conclusa. Tuttavia, l’Iss ha frenato gli entusiasmi e invitato alla prudenza. “L’incidenza comunque resta elevata e ancora lontana dai livelli (50 per 100mila abitanti) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti”, si legge in una nota con i  dati principali del monitoraggio della cabina di regia su Covid-19.

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Nuovo cambio colore? 

Potrebbe quindi arrivare un nuovo cambio colore per le regioni. Fermo restando che nei giorni di sabato 3, domenica 4  e lunedì 5 aprile tutta Italia sarà zona rossa e che non ci saranno zone gialle fino a fine mese, qualche regione rossa potrebbe tornare arancione, anche se al riguardo non ci sono ancora certezze. Al momento sono in zona rossa l’Emilia Romagna, il Veneto, la Valle d’Aosta, la Calabria, la Toscana, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Puglia e la Provincia autonoma di Bolzano. Rossa anche la Campania, che però potrebbe tornare arancione. Una speranza che coinvolge anche il Veneto. La Basilicata, invece, rischia l’opposto; cioè di finire in rosso così come la Sicilia e la Liguria, dove diversi focolai impediscono miglioramenti a livello di concessioni.

Rigoristi o aperturisti? 

Quando si potrà riaprire? Alla fine, a Palazzo Chigi, ha prevalso la linea rigorista ed il nuovo Dpcm  segue la prudenza. Salvo rari casi in cui – dopo una valutazione attenta degli indici di contagio – si potrebbe valutare qualche deroga e qualche riapertura – si pensa automatica, in base ai valori – per ora i dati non permettono altre concessioni. Restano quindi chiusi per un altro mese bar, ristoranti e quelle attività costrette ad adattarsi all’asporto e alle consegne a domicilio. Potranno invece riaprire, nelle zone arancioni, i negozi. Insomma, poco è cambiato se non il fatto che con le restrizioni dovremmo conviverci ancora per un po’. Unica nota, quella delle scuole. Gli istituti scolastici riapriranno anche nelle zone rosse, fino alla prima media; e non sarà più nel potere dei governatori decidere di aprire o chiudere cambiando la linea del governo.

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