“Erdogan è un dittatore”, tutto il mondo lo pensa, Draghi lo ha detto. Ma forse non era il momento né il modo

I rapporti con la Germania, le uscite di Di Maio: la Turchia è un partener fondamentale per l’Occidente e viene trattata con i guanti. Pur condividendo l’opinione di Draghi.

Rapporti tesi tra Italia e Turchia dopo l’uscita del Presidente del Consiglio Mario Draghi: “Non condivido le uscite del premier Erdogan – detto il premier dopo lo sgarbo istituzionale nei confronti di Ursula von der Leyen -. La considerazione da fare è che con questi, chiamiamoli per quel che sono dittatori, di cui però abbiamo bisogno di cooperare più che collaborare, bisogna essere franco. Bisogna trovare l’equilibrio giusto“. La Turchia subito convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara che si presentato a colloquio dal ministro degli Esteri turco e chiesto che Draghi ritiri le sue frasi scusandosi ufficialmente.

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Sia chiaro, le parole del premier sono assolutamente condivisibili, il pensiero dei leader occidentali è lo stesso, ma nessuno ha finora avuto il coraggio di esporsi alla stessa maniera. La stessa Unione europea ha deciso di defilarsi per non compromettere i rapporti istituzionali condizionati dal ruolo che la Turchia svolge e svolgerà nella gestione dei flussi migratori.  “La Turchia è un Paese che ha un Parlamento eletto e un presidente eletto – dichiarano da Bruxelles -, verso il quale nutriamo una serie di preoccupazioni e con il quale cooperiamo in molti settori. Si tratta di un quadro complesso, ma non spetta all’Ue qualificare un sistema o una persona“. Tradotto: “sappiamo chi sia Erdogan e come si regga il sistema politico turco, ma non possiamo farci niente. Anche perché non siamo in grado di gestire il fenomeno migratorio, quindi lasciamo fare a lui”.

Erdogan con l’ex-presidente della Commissione europea Junker

Le difficoltà diplomatiche sono soprattutto della Germania che è il principale sponsor della Turchia (nel paese vivono circa 1,5 milioni di turchi con tanto di cittadinanza) ma che allo stesso tempo si erge a difensore dei diritti civili e umani. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è sempre stato molto morbido verso il paese, ritenendo l’Italia “il secondo partner commerciale della Turchia in ambito europeo e il quinto su scala mondiale”. Insomma l’Ue e l’Italia non ritengono il momento di fare una uscita di questo tipo per interessi economici e politici, pur ritenendo giusta l’opinione di Draghi.

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ERDOGAN E’ UN DITTATORE?

Se Erdogan sia o no un dittatore è una questione è spinosa, il dibattito tra gli esperti è più sui tecnicismi che sul reale condizionamento che il presidente esercita sul paese. Recep Tayyip Erdoğan è stato primo ministro dal 2003 al 2014 per poi diventare Presidente a seguito della modifica della Costituzione. Seppure il paese viva in un contesto di crescente autoritarismo, la Turchia mantiene ancora diverse caratteristiche tipiche di una democrazia, alcune soltanto formali ma altre al contrario effettive. Il fallito colpo di stato del 2016 da parte dei militari, ha rafforzato il potere di Erdogan tanto che sussistono forti dubbi che sia stato inscenato dallo stesso presidente per aumentare la sua presa sulla Turchia. Se dalla sua elezione nel 2003 l’Occidente credeva e sperava in una svolta democratica, antimilitare e laica proprio grazie a lui, Erdogan però ha via via mostrato il suo vero volto come quando nel 2013 fece reprimere con la violenza le proteste di migliaia di giovani e attivisti contro il governo. Secondo alcuni studiosi, la riforma della Costituzione approvata nel 2017 sancisce la trasformazione della Turchia in una dittatura a pieno titolo.

Il fallito golpe del 2016

BIDEN E DRAGHI

L’uscita di Draghi ricorda molto quella del Presidente americano Joe Biden che alla domanda di un giornalista che chiedeva se pensasse che Vladimir Putin fosse un assassino ha risposto “Mmm, I do (Si, lo credo)” , creando tra i USA e Russia una forte tensione diplomatica. E’ probabile che lo stesso Biden abbia un’opinione simile di Erdogan ma attualmente non ci sono elementi o dichiarazioni che possano provarlo.

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