Ritardi sugli anziani, stop vaccini agli insegnanti. Proprio ora che riaprono le scuole

Il presidente del Consiglio Mario Draghi aggiusta il tiro sulla campagna vaccinale e ribadisce l’esigenza di lasciare assoluta priorità agli anziani e ai fragili. A ribadire il nuovo indirizzo, anche l’ordinanza inviata alle regioni del commissario straordinario all’emergenza Covid-10, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Il tentativo, ora, è di recuperare i ritardi. Ritardi dovuti anche a scelte discutibili delle regioni nella campagna di vaccinazione. Ora si cerca giustamente di recuperare, sospendendo anche le vaccinazioni dei docenti. Proprio ora che riaprono le scuole. 

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Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?”. Queste le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi nei giorni scorsi, durante la conferenza stampa nella quale il premier ha fatto il punto anche sulla campagna di vaccinazione. “Uno può banalizzare e dire: smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani o ragazzi, psicologi di 35 anni. Queste platee di operatori sanitari che si allargano. Con che coscienza un giovane salta la lista e si fa vaccinare?”, ha ribadito il presidente del Consiglio. Verrebbe da dire che neanche Draghi è immune a quella strategia di colpevolizzazione del singolo dietro la quale spesso si nascondono – più semplicemente – errori di gestione (in parte imputabili al governo Conte II). Verrebbe da dire che se una categoria riesce a vaccinarsi, la colpa non è del singolo che, comprensibilmente, cerca di trarre profitto dall’occasione, ma è della struttura statale che consente di legittimare quella vaccinazione. La colpa è delle regioni che hanno esteso la platea delle categorie a rischio, ed è colpa del governo che ha lasciato questo margine di azione.

Sappiamo bene che il rapporto Stato-regioni, soprattutto in materia sanitaria, è un rapporto complesso. Conosciamo bene le fughe in avanti delle regioni, e conosciamo bene quell’indecisione ambigua dello Stato, talvolta pronto a delegare, talvolta pronto a centralizzare. A seconda dell’occorrenza. Fatto sta che sulla campagna di vaccinazione queste ambiguità dovevano esser spazzate via, non importa come. Ora è necessario porre rimedio. E lo si fa cercando, giustamente, di recuperare il ritardo sugli anziani. Ma lo si fa, purtroppo, a discapito di altre categorie a rischio.

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L’ordinanza Figliuolo

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La nuova ordinanza del commissario straordinario all’emergenza Covid-19 prevede una priorità assoluta agli ultraottantenni, che vanno vaccinati a tappeto il prima possibile. Tra le priorità, anche le persone con “elevata fragilità”. Tra questi, le persone con handicap gravi, chi è afflitto da patologie tumorali o cardiovascolari di livello grave, e i caregiver (assistenti, badanti e figure assimiliate). Seguiranno, poi, “le persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni“. Queste persone verranno vaccinate prevalentemente con AstraZeneca (oggi chiamato Vaxzevria). Inoltre, “parallelamente alle suddette categorie è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del COVID-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private“. Categorie in cui la percentuale di somministrazioni è ancora pari al 72%. Poi l’ordinanza firmata da Figliuolo recita: “A seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche”. Questo vuol dire che un insegnante o un carabiniere che ha già ricevuto la prima dose potrà ricevere anche la seconda. Tuttavia, se si tratta di un giovane che ancora non ha ricevuto la prima dose, dovrà attendere. La priorità, ora, viene data agli anziani.

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Colpa dei ritardi

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L’ordinanza di Figliuolo è finalizzata proprio a colmare i ritardi nella campagna vaccinale per gli anziani, che ora appaiono evidenti sia attraverso un confronto con il cronoprogramma iniziale, sia attraverso uno sguardo alle percentuali di vaccinati. L’intenzione annunciata dal governo Conte II era quella di completare la prima fase della campagna di vaccinazione entro il mese di marzo. Siamo all’11 aprile. Va bene, siamo in ritardo, ma ci siamo quasi, si potrebbe pensare. Non proprio. Tra gli over 80 solo il 38,8% ha ricevuto entrambe le dosi. La situazione peggiora ulteriormente se si guarda la fascia tra i 70 e i 79 anni: solo il 2,5% di loro ha completato l’immunizzazione. Le percentuali, almeno, sembrano alzarsi notevolmente per gli ospiti delle Rsa. Stando a quanto riportato da Open, il 91,2% ha ricevuto almeno uno dose e il 75,5% ha completato il ciclo di immunizzazione.

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Il paradosso

Questa nuova linea, tuttavia, rischia di produrre paradossi non indifferenti. A causa dei ritardi accumulati fino ad ora (per difficoltà di approvvigionamento ed errori di gestione), l’intera campagna vaccinale si concentrerà sugli anziani e soggetti fragili. Questo vuol dire, ad esempio, che tutti gli insegnanti che ancora non hanno ricevuto la prima dose, probabilmente non la riceveranno a breve. Idem per gli appartenenti al personale della scuola. Coloro che invece hanno già ricevuto la prima dose, potranno proseguire con la seconda. E questa decisione viene presa proprio in un momento in cui la scuola è soggetta a nuove riaperture, che teoricamente dovrebbero aumentare in maniera graduale. Al momento dovrebbero essere 6,5 milioni gli studenti in presenza. E il numero aumenterà a partire da domani, 12 aprile, quando torneranno in classe tutti i bambini degli asili, delle elementari e l’87% delle medie. Mentre per gli studenti delle superiori si parla di un rientro del 38% complessivo.  Inoltre, qualche settimana di rinvio (ammesso che non sia di più) potrebbe comportare – di fatto – un ritardo significativo nel piano vaccinale docenti: la scuola finisce a giugno.

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Proprio per questo i sindacati incontreranno a breve il ministro dell’Istruzione Bianchi. Le scuole riaprono in sicurezza, si diceva. Qualche giorno dopo viene sospesa la somministrazione di vaccini per il personale scolastico. Intanto Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl scuola ribadisce: “Se vogliamo riaprire la scuola in sicurezza è indispensabile che tutto il personale scolastico possa vaccinarsi“. Fa eco Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Fermare la campagna vaccinale per il personale scolastico è un provvedimento illogico. Siamo pronti a protestare con tutto il nostro dissenso: i docenti non sono dei privilegiati. Devono rientrare nelle categorie a rischio perché ogni giorno incontrano anche oltre 100 studenti diversi: possono diventare un facile veicolo di virus. Sarebbe assurdo non metterli in sicurezza“.

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