Sondaggi, il Pd cresce e la Lega crolla. Salvini è in una posizione scomoda?

L’ultimo sondaggio Swg risalente al 12 aprile mostra uno scenario abbastanza mutato rispetto alla settimana precedente: la Lega appare in forte calo, sfiorando quasi l’1% perso in una settimana, mentre migliora il Pd (che si avvicina ad acquistare un +1%). Migliora, seppur di poco, anche il M5s. A ben vedere, la frenata sembra riguardare tutto il centrodestra.

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A fotografare una nuova situazione nelle intenzioni di voto degli italiani è l’ultimo sondaggio politico Swg, diramato il 12 aprile per La7. Lo scenario che si apre tramite la lettura dei nuovi dati vedrebbe una Lega in forte calo, e – in genere – un rallentamento diffuso di tutto il centrodestra. Per quanto riguarda Matteo Salvini, si potrebbe iniziare a pensare che il doppio gioco adottato dalla Lega (dentro il governo ma critica nei confronti dell’esecutivo) stia intralciando la fiducia nel partito. Il partito, infatti, perde lo 0,8% in una sola settimana. Dall’altro lato, i sondaggi registrano un Pd in accentuata salita, suggellata da un +0,9% rispetto alla settimana precedente. In questo modo si avvicina sempre più la distanza che separa il Pd dalla Lega, rispettivamente legati a un 19,3% e a un 22%. La Lega, comunque, resta il primo partito d’Italia al momento. Domani, chissà. Il Partito democratico è poi seguito da un M5s in positivo, seppur di poco: il Movimento sale dello 0,2% e ora vale il 17,7%. Fratelli d’Italia invece perde lo 0,3% e retrocede al 17,3%. Seguono Forza Italia (6,7%), Azione di Carlo Calenda (3,4%), Sinistra Italiana (3%) e Italia Viva di Matteo Renzi (2,2%).

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Il rischia tutto

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Insomma, la Lega – se dovesse continuare nella sua caduta – potrebbe realmente trovarsi stretta tra i due fronti: da un lato il Pd in ascesa, dall’altro un Fratelli d’Italia che, nonostante un breve rallentamento, si fa sempre più minaccioso. Insomma, Salvini potrebbe trovarsi costretto a gestire un fuoco incrociato poco piacevole, proveniente sia da fuori che da dentro coalizione. E’ da tempo, ormai, che Giorgia Meloni assapora il clamoroso sorpasso, al momento sempre rinviato. E forse, l’attuale posizione del Carroccio, a ben pensarci era facilmente prevedibile. La Lega, fino ad adesso, ha deciso di utilizzare una doppia strategia: Giorgetti (e affiliati) dentro il governo, a mediare con posizioni diverse per trovare un compromesso; Salvini fuori, ad attaccare gli altri componenti della maggioranza e l’operato del governo.

L’idea, infatti, è abbastanza chiara: partecipare alle decisioni dell’esecutivo ma non troppo, in modo da avere sempre un’occasione per puntare il dito contro altri colpevoli. In questo modo, Salvini intende anche evitare che Giorgia Meloni faccia il bottino di consensi di cui potrebbe godere l’unico partito di opposizione, nel caso in cui le cose andassero male. Il rischio, però, è di scontentare l’uno e l’altro. E’ di scontentare la base padana e industriale della Lega (rappresentata da Giorgetti) e allo stesso tempo di scontentare anche gli elettori di destra più radicali, che a quel punto potrebbero scegliere l’originale di Fratelli d’Italia.

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La posizione scomoda della Lega…

E il gioco è diventato talmente scivoloso che le tensioni e le differenze di orientamento in casa Lega si fanno sempre più evidenti. Un ultimo esempio ci è fornito dalle manifestazioni di questi giorni a Roma. Sulle riaperture il leader della Lega avrebbe affermato: “Se la scienza dice si alle riaperture la politica deve seguire. Se la scienza dice che si può, con prudenza e oculatezza, ritornare alla vita non penso che ci possa essere qualche politico che dica no. Conto che il mese di aprile sia quello del ritorno alla vita”. Non è mancata, tra le parole di Salvini, una stoccata indiretta a soggetti non ben precisati: “Non vorrei che qualcuno fuori da qua, e non penso ad esponenti del governo, può avere convenienza a un prolungamento delle chiusure perché è una punizione a quel lavoro autonomo e reddito privato che non va bene a qualcuno per ideologia. Qualcuno magari potrebbe voler bastonare categorie sociali, economiche e professionali da rieducare“.

Più cauta e priva di retropensieri, invece, la posizione del ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti: una eventuale riapertura sarà possibile “presumibilmente maggio”, dice durante l’incontro al Mise con i rappresentanti di Fipe-Confcommercio. Inoltre, mentre Salvini dichiara che se fosse stato ministro avrebbe partecipato alla manifestazione, Giorgetti ricorda che non è al momento possibile fornire date certe, e che le prime riaperture in tal senso potranno esserci “presumibilmente a maggio”. Una posizione contraddittoria all’interno del partito che rappresenta un vero e proprio rischiatutto. Riuscirà Salvini a reggere il gioco, o la sua posizione si fa sempre più scomoda?

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… mentre Letta si è appena accomodato

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Dall’altro lato, Enrico Letta prende posizione sulla sua sedia di neosegretario del Pd, aggiusta capigruppo, indica nuovi orizzonti politici e ricarica di attesa un elettorato sfinito da continui cambi di segretario. Al momento Letta sembra godere di una luce favorevole: i temi toccati sono di facile digestione per l’elettorato del Pd, non troppo divisivi. E l’apertura nei confronti del Movimento 5 stelle sembra instaurare un clima di moderazione che, almeno per ora, sembra andar bene a molti. Ma quali sono i temi su cui Letta sta prendendo posto? Innanzitutto, l’esigenza di una nuova e rinnovata partecipazione dell’elettorato. A ribadirlo è lo stesso Letta su Radio Immagina, ricordando: “Non abbiamo paura dell’apertura alla base, perché il risultato (visto con una campagna di ascolto) è straordinario. Ci rendiamo conto che 39mila persone si sono connesse?”.

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Insomma, la predisposizione a dialogare c’è, secondo Letta. Ora è necessario saper ascoltare: “Il partito che voglio proporre è un partito in cui gli iscritti saranno il cuore di tutto perché saranno iscritti a decidere sulla grandi questioni. Se uno si iscrive conterà”. Intanto il Pd sceglie i suoi cavalli di battaglia: “Mi sono sentito dire: ma come, c’è la pandemia e tu parli di Ius Soli e ddl Zan? Il tema dei diritti è fondamentale oggi e domani, è un tema di modernità del Paese. La nostra battaglia su questi temi la continueremo con grande forza“. Bene. Ma l’elettorato sembra esprimere anche l’esigenza di un intervento forte sul mercato del lavoro. Questo, il Pd, saprà interpretarlo senza farsi dei nemici?

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