Riaperture? L’eterna lotta tra Pd e centrodestra. Ma ora sono entrambi al governo

Mentre il governo prepara eventuali riaperture a partire da maggio, continuano i dibattiti interni alla maggioranza su modalità e tempistiche di un allentamento delle misure anti-Covid. La situazione, a ben vedere, è la stessa di un anno fa: il centrodestra che pone l’accento sull’economia (Lega in prima fila), il centrosinistra che pone l’accento sulla salute. Il problema è che – questa volta – i due schieramenti sono nello stesso governo. 

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Che non sarebbe stato facile conciliare due fronti così diversi, lo sapevamo. Sapevamo che questa maggioranza avrebbe avuto bisogno di una costante opera di mediazione, soprattutto sul tema riaperture. Quello che non sapevamo, però, è che la Lega avrebbe continuato a mantenere posizioni così nette, pur entrando a far parte della maggioranza. Un gioco che aiuta a sbilanciare gli equilibri di governo, ma che potrebbe rivoltarsi contro il leader del Carroccio, sempre in bilico tra due fronti (pronto a godere della capacità decisionale della maggioranza e a flirtare con il gusto di fare opposizione). Al momento, sul tema riaperture, l’ago della bilancia sembra comunque pendere a favore del centrodestra. Di certo aiutano a considerare con più attenzione un’anticipazione delle aperture anche le diverse manifestazioni di ristoratori, gestori di attività e professionisti del mondo dello spettacolo che, in modalità diverse, cercano di far emergere il proprio malcontento.

Fatto sta che ora la bozza delle Proposte per la riapertura presentata dalle regioni all’incontro con il governo nella giornata di oggi propone una serie di riaperture, anche negli scenari ad alto rischio. Tre i capitoli caldi: Ristorazione, Palestre e piscine e Cinema e spettacoli dal vivo. Tra le proposte più significative, la possibilità di recuperare la libertà di spostamento almeno tra zone gialle e l’apertura sia a pranzo che a cena di ristoranti, bar, pizzerie, trattorie, pub, pasticcerie, gelaterie e rosticcerie. Pesa non poco il cambio vertice della Conferenza delle regioni, che ha visto proprio di recente l’abbandono di Stefano Bonaccini e l’elezione del leghista Massimiliano Fedriga, che ribadisce: i governatori vogliono riaprire le “attività maggiormente penalizzate”, anche a patto di dover rispettare regole più stringenti.

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La Lega per le riaperture e contro Speranza

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Così sembra sempre più solida l’intenzione del governo Draghi di accelerare sulle riaperture. Su questo cambio passo pesano diversi fattori, tra cui l’arrivare della stagione estiva, le manifestazioni di questi giorni, la pressione delle regioni (a trazione centrodestra) e – ultimo ma non ultimo – il pressing del centrodestra all’interno della maggioranza. Un pressing che si sposta anche su un attacco, velato o non velato, al centrosinistra. Proprio in questi giorni Matteo Salvini avrebbe lanciato l’ennesima stoccata al centrosinistra, criticando il ministro Speranza per il libro scritto durante la pandemia, mai uscito: “Doveva uscire il 22 ottobre, poi il 26 ottobre il governo di cui faceva parte il ministro ha chiuso tutto. Però lui quattro giorni prima di chiudere tutto era pronto ad andare in libreria spiegandoci che stavamo guarendo. Non so se altri ministri della Salute abbiano avuto lo stesso tempo libero, la stessa sfortuna. Penso che scrivere che la pandemia è occasione storica per la sinistra sia di una volgarità e arroganza che non meritano commenti. Spero possa tornare in libreria per permettere agli italiani di leggere cosa ipotizzava in piena pandemia”.

Di recente, Salvini avrebbe anche pubblicato un breve video su Facebook che vede Zingaretti – intervistato da Gruber – definire i lavori in palestre e bar “lavoretti”. A quel punto l’attacco dal leader del Carroccio: “Bar e palestre sarebbero ’lavoretti’?!? Parole incredibili e umilianti verso intere categorie, c’è chi con quei ’lavoretti’ dà da mangiare alla propria famiglia. Una certa ’cultura’ di sinistra che vede solo rosso sembra avere il vizio di punire il lavoro autonomo, di chi non è garantito e subisce i danni maggiori delle chiusure.”

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Il Pd risponde

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Un clima di tensione, insomma, che sembra stuzzicare i nervi del Pd. Per quanto riguarda le riaperture il Pd ribadisce la linea già adottata nel Conte II: la prudenza. Lo ribadisce il ministro del Lavoro Andrea Orlando su Rainews 24, quando afferma: è necessario “arrivare con tempi certi a un progressivo allentamento in linea con il miglioramento dei dati. Il rischio di arrivarci e poi non gestire con progressività le aperture può generare un effetto boomerang che va in tutti i modi evitato, perché non si farebbe né il bene delle persone dal punto di vista sanitario, né dell’economia“. Poi, un appunto sulla ricerca di una mediazione: “C’è stata una discussione che è partita da punti di vista differenti, ma che poi è arrivata sempre a un equilibrio condiviso” ma continuare ad alimentare posizioni differenti “anche nel dibattito pubblico rischia di creare disorientamento. Quando si arriva a un punto di equilibrio, questo va difeso e deve essere quello con cui si dà un messaggio chiaro alle imprese, al mondo della sanità e ai cittadini“.

Infine, un ultima stoccata: “Un conto è definire percorsi che diano certezza agli operatori, un conto è sparare date a caso e annunciare che ci saranno delle aperture senza averle preparate. Il nostro compito è quello di prepararle, non di annunciarle“. E proprio a proposito delle dichiarazioni più polemiche di Salvini, il Pd ha ribadito che la strategia di Salvini è quella di cercare un capro espiatorio a cui addossare le colpe (in questo caso il centrosinistra, e più nello specifico Roberto Speranza).

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Insomma…

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Insomma, sulle riaperture sembrano riproporsi – identiche a loro stesse – le medesime posizioni già sostenute da un anno a questa parte: il Pd invoca la prudenza, il centrodestra invoca la ripartenza dell’economia. Con una differenza: ora entrambi i fronti si trovano all’interno della maggioranza. Questo elemento è rilevante non solo per analizzare la doppia strategia portata avanti da Salvini nei confronti del suo elettorato, ma anche per capire quali sono le intenzioni politiche di queste stoccate, all’interno della maggioranza. L’intenzione potrebbe esser questa: incrinare la solidità della gestione di centrosinistra, accerchiarne i rappresentanti e – possibilmente – fare in modo di sostituirli in corsa con qualche rappresentante di centrodestra. La sostituzione di Bonaccini con Fedriga ne è un primo esempio. Ora è il turno di Speranza, contro il quale – non a caso – Fratelli d’Italia si appresta a presentare una mozione di sfiducia.

Salvini, al momento, sembra fare un passo indietro, almeno sulla mozione: “Non è semplice governare con Pd e Speranza ma è necessario. Essere al governo permette di decidere anche come spendere i soldi che riceveremo dall’Europa. Ripeto stare con Speranza e con il Pd non è la cosa più semplice del mondo, ma era giusto fare così. Noi andiamo avanti nella richiesta di curare gli italiani e tornare a lavorare. Se qualcuno ha sbagliato qualcosa il tempo sarà galantuomo e gli italiani lo sapranno”. Al solito, si scaglia la pietra e si nasconde la mano, si incrinano i rapporti, aspettando che sia qualcun altro a spezzarli.

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