Il virologo Crisanti sulla variante indiana:«Se è in Veneto, è già diffusa. Minaccia riaperture»

Il virologo Crisanti sulla variante indiana:«Se è in Veneto, è già diffusa. Minaccia riaperture». Ecco cosa sta accadendo 

Andrea Crisanti-Meteoweek.com

Il virologo Andrea Crisanti si esprime sul diffondersi della variante indiana, che in questi giorni si sta diffondendo in Europa e di cui due casi si sono registrati in Veneto. A questo proposito, il virologo ha detto che «se la variante indiana di Sars-CoV-2 è stata trovata in Veneto, vuol dire che è già ampiamente diffusa anche altrove».

I due casi si sono registrati a Bassano, con padre e figlia che rientravano dall’India. Il virologo aggiunge che « il nostro Paese ha una bassissima capacità di sorveglianza, non ha la sensibilità necessaria per intercettare tempestivamente» i mutanti, aggiunge Crisanti. «Ed io sono mesi che dico che bisogna creare un sistema di sorveglianza adeguato in Italia, che ancora non c’è».

Andrea Crisanti-Meteoweek.com

«Il problema è che», prosegue Crisanti, «tutte queste nuove varianti rappresentano una minaccia sia alle riaperture, per le quali è già un problema la variante inglese, ma sono una minaccia anche al programma di vaccinazione. Vanno monitorate e noi ancora non abbiamo la capacità per farlo.  Quella indiana sembra una variante che ha un’elevata capacità di trasmissione e, sulla base delle mutazioni che la caratterizzano, potrebbe avere anche una certa resistenza al vaccino».

Se tutto questo dovesse essere accertato «si abbasserebbe la soglia di protezione. Ciò significa che se una persona vulnerabile è protetta dall’infezione da variante inglese/europea, con questa potrebbe non esserlo altrettanto e fare una malattia più grave».

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Per Crisanti la drammatica situazione che sta vivendo l’India «non si può spiegare solo con carenze strutturali, non è questa e basta la questione. Al di là della situazione sanitaria particolare, può accadere ovunque e lo abbiamo visto: laddove c’è trasmissione elevata del virus, c’è più probabilità che emergano varianti e, se si aggiunge anche il vaccino, il rischio è che si creino varianti resistenti».  Quindi l’opzione migliore «sarebbe vaccinare in una situazione di chiusura. Invece noi stiamo facendo l’opposto. È impressionante. Incredibile».

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