Lucio Dalla non trova pace nemmeno da morto: l’eredità devastata

Non ci sono bellissimi racconti sulla sorte toccata all’ immensa eredità lasciata dal celebre cantante Lucio Dalla. A quanto pare il patrimonio costruito dall’artista, in 50 anni di prestigiosa carriera, si sta, poco alla volta dissolvendo.

Un patrimonio allo sbando

Lucio Dalla è scomparso improvvisamente il primo marzo del 2012 nella sua stanza d’Hotel al Plaza di Montreux a causa di un infarto. La voce dei molteplici successi, che hanno fatto la storia della musica italiana, se ne è andato così, nel mese di marzo ( un mese importante che richiama alla canzone dal titolo 4 marzo 1943) lasciando un immenso vuoto nel cuori dei suoi milioni di fan.

Se da una parte rimane per sempre la sua musica, a raccontare alle generazioni presenti e future, il suo strepitoso talento, la sua arte, il suo spessore e la sua immensa sensibilità, lo stesso non si può certo dire dei suoi beni terreni,  finiti in pasto a scellerate decisioni e impulsivi accanimenti. Il suo ricco patrimonio infatti è vittima di svendite, furti e litigi tra eredi.

Ci sono sono state infatti vendite degli appartamenti non vincolati del palazzo di Lucio Dalla in Via d’Azeglio 15 a Bologna, poi un furto dei cimeli del cantautore. Quest’ultimo è stato denunciato dal suo vecchio amico modenese Stefano Cantaroni. La ricchissima eredità di Lucio Dalla, in assenza di testamento è stata in men che non si dica letteralmente spolpata senza se e senza ma.

L’eredità di Lucio Dalla senza discendenti diretti

Il patrimonio dell’artista che ammonterebbe a circa diverse decine di milioni di euro (tra bene e diritti d’autore) non ha discendenti diretti (Lucio Dalla non aveva figli) né disposizioni testamentarie (la causa principale della confusione).

In base alla legge, è stata suddivisa tra i parenti più prossimi. Ossia i cinque cugini, Lino Zaccanti, Silvana Scaglione, Dea, Amelia e Luisa Melotti, quest’ultima scomparsa tre mesi dopo Lucio Dalla e alla quale sono succeduti i figli Stefano e Daniele Cenacchi.

I cugini però dopo aver accettato l’eredità non sono riusciti ad andare d’accordo.  Fin dall’ inizio provarono a vendere in blocco le case del defunto, tramite delle agenzie immobiliari (Gabetti e Rosa). Mossa però, che a causa della crisi, si è rivelata un vero flop.

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Le svendite delle abitazioni

Poi c’è il caso del piano nobile di Via D’Azeglio 15, la storica abitazione bolognese del cantautore, e tutte le opere d’arte che vi sono all’interno, stimate in ben 3 milioni di euro. Nell’ottobre del 2014, Dario Franceschini, l’allora ministro dei Beni culturali, notata l’ andazzo che aveva preso l’eredità di Dalla, twittò le seguenti parole: “avviata la procedura per il vincolo sulla collezione di Lucio Dalla. Un patrimonio da non disperdere ma da conservare e valorizzare”. Almeno questo ha bloccato sul nascere l’ipotetica dismissione del pezzo più pregiato del patrimonio, ossia proprio la dimora di Via D’Azeglio.

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Ma non si sono salvate le altre cose vendute frettolosamente, come la Casa dei Colori ovvero la villa di Milo, alle pendici dell’Etna a pochi passi da quella di Franco Battiato, data via per “appena” 480mila euro, come dicono alcune indiscrezioni. Oppure gli altri appartamenti vendibili del palazzetto di via D’Azeglio 15. Gli immobili, valutati oltre 2,5 milioni di euro, sono stati stati acquistati dall’imprenditore Adriano Aere, per 2 milioni di euro tondi. Un affarone.

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