Trump chiede i danni alla Cina per il Covid: “Deve pagare 10mila miliardi”

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna all’attacco sull’origine del virus: la Cina “deve pagare 10mila miliardi di dollari“. Poi torna a commentare la vittoria di Joe Biden, sottolineando la tesi sostenuta durante e dopo le votazioni: le elezioni sono state viziate da brogli elettorali, “non sono qui per attaccare la democrazia ma per difenderla“, ripete Trump. 

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

Donald Trump torna all’attacco dopo il periodo di silenzio che ha seguito l’elezione di Joe Biden come nuovo presidente degli Stati Uniti. Ed è proprio Joe Biden ad offrirgli un pretesto per tornare a ribadire posizioni già tenute con veemenza durante la sua presidenza. Prima tra tutte, l’origine del virus. Trump aveva già sostenuto un’origine non naturale del coronavirus, una ipotesi che non sembra esser stata totalmente archiviata da Biden: il presidente ha chiesto all’intelligence di riaprire il dossier per arrivare a una verità incontrovertibile sulla natura del virus, di fatto alimentando dubbi sugli iniziali attacchi di Trump. “E’ arrivato il momento, per l’America e per il mondo, di chiedere riparazioni e di ritenere responsabile il Partito comunista cinese. La Cina deve pagare, deve pagare”, ripete ora The Donald durante la convention repubblicana della Carolina del Nord, a Greenville.

E ovviamente Trump non poteva ignorare l’occasione di sfruttare i dubbi di Biden in merito all’origine del virus. “Ora anche i media e i democratici stanno ammettendo che l’origine del virus è in un laboratorio del governo cinese”, afferma l’ex presidente in parte mentendo: i democratici non sostengono l’origine “artificiale” del virus, semplicemente sostengono l’esigenza di raccogliere altri dati per suffragare definitivamente una delle due ipotesi. Dietro la richiesta di Biden agli 007, dietro la richiesta di Fauci di vedere le cartelle cliniche dei ricercatori di Wuhan che si sono ammalati nel novembre del 2019, c’è il dubbio che il parere già emesso dall’Oms si sia basato su una scarsità di informazioni.

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Trump presenta un conto salato alla Cina

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Ma Trump, ormai lo sappiamo, non va troppo per il sottile, appiattisce le questioni e scambia la riapertura di un dossier per un processo già compiuto. Per questo ribadisce: Pechino dovrebbe pagare 10.000 miliardi di dollari, mentre tutti i Paesi che devono soldi alla superpotenza asiatica dovrebbero godere di un debito azzerato “come anticipo sulle riparazioni”. Tutte le nazioni del pianeta “dovrebbero essere unite nel presentare alla Cina un conto da 10.000 miliardi di dollari per compensare i danni che ha provocato i danni sono molto, molto maggiori”, dice Trump.

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“Ci riprenderemo il Paese”

Ovviamente non potevano mancare attacchi all’attuale presidente Biden, accusato di avanzare una politica estremamente radicale su diversi piani, accusato di distruggere il Paese che Trump e i suoi sostenitori stavano costruendo. Ma “ci riprenderemo il Paese”, ripete Trump, pronto a guidare il partito alla vittoria alle elezioni di metà mandato del 2022, con la riconquista di Camera e Senato, in attesa del 2024, anno di una sua possibile ricandidatura alla presidenza. E su questo punto Trump non molla neanche la tanto dibattuta accusa di brogli elettorali, già dimostratasi infondata da una serie di inchieste e sentenze giudiziarie.

Eppure Trump continua: “Le prove sono troppo voluminose per menzionarle”, riportando – al posto delle prove – una sequela di vaghe notizie a supporto della sua accusa: “E’ stata un’elezione da terzo mondo come non si era mai vista prima e non dovrà succedere mai più. Non sono qui per minare la democrazia ma per tentare di salvarla”. Insomma, Trump sembra di nuovo in pista. Il messaggio lanciato è: sono tornato e sono sempre lo stesso. L’ex presidente sembra allora volersi rimettere in gioco almeno fino al 2022, quando i risultati del midterm forniranno indicazioni più precise su una sua eventuale ricandidatura alla presidenza. E Trump sembra dire anche: seguiranno aggiornamenti, probabilmente su social alternativi.

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