Matteo Salvini rilancia la federazione di centrodestra: Fi apre, Fdi è fuori

Matteo Salvini non abbandona il progetto di un centrodestra unito in parlamento europeo a Bruxelles e lancia l’invito a tutti i leader del centrodestra di governo: previsto un vertice per metà settimana. Ma anche sull’invito, le diverse forse politiche appaiono divise. Berlusconi si dice pronto a confrontarsi, mentre Giorgia Meloni è fuori. Un colpo per la coalizione di centrodestra o per Matteo Salvini come leader della coalizione?

salvini centrodestra
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Matteo Salvini vuole portare a casa la proposta di una federazione dei partiti di centrodestra al Parlamento europeo, forse perché convinto della bontà della proposta, forse perché spaventato dalla vicinanza con Giorgia Meloni nei sondaggi. L’impressione è che Salvini stia cercando di recuperare quel ruolo decisionale di peso che aveva all’interno della coalizione nazionale, ma proiettandolo all’esterno, in Ue. E non sta andando benissimo. Il leader della Lega, dopo aver lanciato la prima proposta qualche giorno fa, ora sottolinea l’esigenza di un vertice tra tutte le forze di centrodestra di governo, a metà della prossima settimana, escludendo di fatto Fi, che si trova attualmente all’opposizione.

A questo punto arrivano, oltre ad adesioni ufficiali, anche i no ufficiali già detti sotto voce nelle dichiarazioni dei giorni scorsi. La situazione è complessa: Silvio Berlusconi si dice pronto al dialogo, anche se dentro il partito sono tante le posizioni di scetticismo (tra queste Gelmini e Carfagna). Giorgia Meloni ufficializza il suo no, tra l’altro ben intuibile dall’orientamento escludente dato da Matteo Salvini al progetto. Fdi è seguita dal leader di Cambiano, Giovanni Toti, e dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. ​”Noi saldamente nel centrodestra crediamo però che la pluralità della nostra coalizione sia una ricchezza, di più che la competizione positiva interna al centrodestra sia un ulteriore elemento di forza. Per tutto questo noi continueremo nel Paese e in Parlamento il nostro percorso“, spiegano gli ultimi due.

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Un sì con cautela e un no deciso

antonio tajani
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Al momento, dunque, un primo sì arriverebbe solamente da Forza Italia, e neanche troppo convinto. Il coordinatore nazionale Antonio Tajani mette subito le mani avanti e specifica: “non è una fusione né un partito unico“, quindi “no alla rinuncia del simbolo e della storia di FI. Ritengo che il modello migliore sia la Casa della Libertà“. E’ semplicemente l’apertura di un tavolo di collaborazione, e persino questo sembra risultare divisivo tra i vari esponenti di partito. A farsi portavoce di malcontento è, ad esempio, la ministra per gli Affari regionali che afferma: “Io sono per un centrodestra sicuramente unito ma plurale. Il ruolo delle varie componenti politiche non va annacquato in una federazione“. Insomma, al momento c’è un sì al vertice (e quindi un sì al dialogo) ma la situazione è ben lontana dall’armonizzare tutti gli animi del partito portando, di fatto, alla concretizzazione di una federazione. Una posizione ancora più critica arriva poi da Giorgia Meloni, che – mantenendo i toni pacati – si dice scettica nei confronti delle coalizioni create a tavolino: “Ho sempre creduto che le diverse sfumature nel centrodestra siano un valore aggiunto e non un problema. Credo poco alle fusioni a freddo, ma se fanno questa operazione non potrò che guardarla con rispetto“.

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Il gioco di Salvini

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D’altronde l’intenzione di Salvini era quella di avanzare l’unità tra le forze di governo, in modo da “mettersi insieme per contare di più in Italia e in Europa credo sia fondamentale e sono convinto che conteremo sempre di più“. L’idea, ha ribadito, è proporre “un incontro a metà della prossima settimana per parlare di federazione di centrodestra, con pari dignità per tutti i protagonisti e con l’obiettivo di rafforzare il lavoro di Draghi“. Ma siamo sicuri che l’intento di una coalizione così variegata, così pianificata a freddo, sia di rafforzare il centrodestra tutto? L’impressione è che Fi si apra al dialogo per rafforzare il peso della destra liberale, la Lega per rafforzare il peso della destra del conservatorismo nazionale. In tutto questo, se tutto dovesse andare nel migliore dei modi, a uscirne artefice di una coalizione è ancora Matteo Salvini. Ma essere artefice di una coalizione che va dalla destra estrema al Ppe basterà a blindarlo di fronte all’avanzata di Giorgia Meloni? O ancora una volta la leader di Fratelli d’Italia potrà farsi forza dell’essersi tirata fuori da un “tutti dentro”?

 

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