In Italia dopo la pandemia le famiglie povere sono più di due milioni

Oltre un anno di chiusure anti Covid hanno fatto aumentare vertiginosamente il numero delle famiglie che vivono in condizione di povertà.

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In Italia dopo la pandemia le famiglie povere sono più di due milioni – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

Più di due milioni. È questo il numero di famiglie in Italia che vivono in condizioni di povertà, secondo gli ultimi rilevamenti dell’Istat. Vale a dire quasi l’8 per cento del totale della popolazione (il 7,7 per cento per l’esattezza). Un crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 2019. I singoli individui poveri sono oggi oltre 5,6 milioni. Quasi il 10 per cento. In questo caso la l’aumento è stato ancora più netto: dal 7,7 per cento del 2019 al 9,4 per cento del 2020, nel giro di un anno la curva è salita di 2,7 punti percentuali.

L’importanza delle misure a sostegno dei cittadini

Sorprende tuttavia il dato sull’intensità della povertà assoluta, ridotto dal 20,3 per cento al 18,7 per cento. Cioè: i poveri sono di più, ma sono meno poveri. E probabilmente questo è avvenuto grazie a provvedimenti assistenzialisti come l’introduzione del reddito di cittadinanza, dell’estensione della cassa integrazione o del reddito di emergenza.  Tutte misure criticate nel tempo – prima tra tutte quella del reddito di cittadinanza – che tuttavia hanno consentito di sopravvivere alle famiglie più in difficoltà del nostro Paese.

Il divario tra Nord e Sud

I dati diffusi dall’Istat confermano il divario tra Nord e Sud in Italia. Il numero di famiglie povere infatti è più alto nel Mezzogiorno. Qui la crescita è stata dello 0,8 per cento: dall’8,6 per cento del 2019 al 9,4 per cento del 2020. Tuttavia il Settentrione ha subìto un contraccolpo più forte durante la pandemia, e per questo ha registrato una crescita della povertà familiare dal 5,8 per cento del 2019 al 7,6 per cento del 2020. Un divario di 1,8 punti percentuali. Un aumento probabilmente dovuto al fatto che le Regioni del Nord – a partire dalla Lombardia – sono state le più colpite dalla prima ondata della pandemia, che comportò la quarantena in tutta Italia.

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Il livello più elevato di povertà dal 2005

In controtendenza rispetto al passato, dal momento che nel 2019 le famiglie povere erano equamente distribuite tra Nord e Sud – 43,4 per cento nel Settentrione, 42,2 per cento nel Meridione – mentre nel 2020 risultano sbilanciate: 47 per cento al Nord, 38,6 per cento al Sud. In totale, si parla di 167 mila famiglia in tutta Italia. Si tratta del livello più elevato di povertà assoluta dal 2005. In altre parole, non eravamo così poveri da 15 anni.

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I minori

Una condizione sociale che colpisce anche i minori: nel 2020 1,33 milioni vivono in condizioni di povertà assoluta. E in questo caso il Sud ha la maglia nera. I bambini poveri qui sono il 14,5 per cento. Mentre nelle Regioni del Nord la percentuale cala al 9,5 per cento. Ma più in generale, le condizioni dei minori sono peggiorate su tutto il territorio nazionale: la povertà assoluta in questa fascia d’età è cresciuta dall’11,4 per cento del 2019 al 13,5 per cento del 2020. Le classi più soggette a povertà sono quelle tra i 7 e i 13 anni e tra i 14 e i 17, in cui i bambini poveri rispettivamente il 14,2 per cento e il 13,9 per cento. Vivono leggermente meglio le fasce d’età che vanno dagli 0 ai 3 anni – 12 per cento – e dai 4 ai 6 anni – 12,8 per cento.

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